«Senza titolo (L'idealismo cieco è ...)» (2016) di Barbara Kruger. Foto Timothy Schenck

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«Senza titolo (L'idealismo cieco è ...)» (2016) di Barbara Kruger. Foto Timothy Schenck

Ridi, Piangi, Pensa. Barbara Kruger a Berlino

Un’installazione creata ad hoc dall’artista americana di Newark (1945) per la Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe. Sugli effetti politici e sociali dei social media, un invito al discorso pubblico

«A me interessa come si costruiscono le identità, come si formano gli stereotipi, come le narrazioni si compattano e diventano storia»: dal 29 aprile scorso (e fino al 28.08) la Neue Nationalgalerie ospita, dopo oltre dieci anni di assenza in Germania, Barbara Kruger e la sua mostra monotematica «Barbara Kruger: per favore ridi / per favore piangi» (con la voluta contrapposizione linguistica tedesco/inglese Bitte Lachen / Please Cry) che consiste essenzialmente in un'installazione creata ad hoc dall'artista americana di Newark (1945) per la sala espositiva principale dell'edificio di Mies van der Rohe: ne copre l'intero spazio espositivo cimentandosi col tema caro a Kruger degli effetti politici e sociali dei social media e invita, come sue consuetudine, al discorso pubblico.

Artista veramente poliedrica che in passato ha sperimentato diversi media combinati in forme espressive quali installazioni audio/video, fotografia, scultura, scrittura, graphic design e architettura, Kruger inizia a farsi notare sulla scena d'arte internazionale già dalla fine degli anni ’60, sfondando il muro della notorietà nel decennio successivo con alcune sperimentazioni pittoriche e fotografiche che si affiancano alla sua precoce attività di docente all'Università californiana di Berkeley.

A questa prima fase segue un lungo periodo in cui si dedica alla tecnica del collage, perfezionata in modo personalissimo con l'uso di nuovi strumenti acquisiti con l'attività di graphic designer. Soggetto prediletto sono le donne fotografate nelle pubblicità su carta stampata: Kruger le libera dal contesto di marketing che le imprigiona, svendute come fossero merce, e le accompagna con nuovi testi che ne sovvertono il messaggio iniziale.

Il suo riconoscibilissimo stile maturo consta essenzialmente in immagini grafiche/installazioni di grande formato, preferibilmente in bianco e nero, e con font dai colori tipici (bianco/rosso/nero) nella parte scritta che consta di dichiarazioni o brevi testi coi quali mette in discussione, da una prospettiva femminista critica nei confronti dei consumatori, i comuni stereotipi sociali. In omaggio all'iconico edificio trasparente che la ospita, l'installazione ideata per Berlino non ne tocca le parti essenziali rispettando la relazione visiva interno/esterno, ma la forza grafica del lettering ridotto ai 3 colori bianco/rosso/nero crea comunque un forte contrasto con l'architettura, lo shock visivo necessario per portare il pubblico alla riflessione.

Francesca Petretto, 04 luglio 2022 | © Riproduzione riservata

Ridi, Piangi, Pensa. Barbara Kruger a Berlino | Francesca Petretto

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