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Christian Greco

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Christian Greco

La nuova vita del Museo Egizio

Apre il primo aprile ampliato e completamente rinnovato

Laura Giuliani

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Torino. Il nuovo Museo Egizio il primo aprile aprirà i battenti (l'ingresso sarà libero per tutta la giornata) con una nuova veste, nuovi spazi e un allestimento che intende fare invidia ai più evoluti musei internazionali. Da quando sono iniziati i lavori il 3 novembre 2011, il museo, nonostante il cantiere, non ha mai chiuso restando sempre aperto e fruibile seppur in maniera parziale (nel 2014 i dati riferiscono di un incremento del 5% di visitatori rispetto all’anno precedente, arrivando così a quasi 570mila presenze, cfr. n. 345, set. ’14, p. 25). Da allora una serrata tabella di marcia ha previsto i seguenti interventi: la fine dei lavori nell’Ipogeo e la ristrutturazione della manica Schiaparelli (31 luglio 2013), l’inaugurazione della Sala Immortali nelle nuove sale dell’Ipogeo (primo agosto 2013), l’acquisizione delle aree della Galleria Sabauda (aprile 2013), l’avvio del cantiere nelle Maniche storiche (ottobre 2013) e la riqualificazione dello Statuario (gennaio-aprile 2014).
All’ingresso del museo un video riporta date e numeri di questo intervento davvero colossale: 1.080 giorni di lavoro, 110 maestranze impiegate, 1.820 mq di superfici vetrate. Si direbbero numeri «faraonici» per il museo torinese, secondo solo per ricchezza delle collezioni a quello del Cairo e che adesso occupa una superficie di oltre 10mila mq, alla cui direzione da un anno c’è Christian Greco, scelto dalla Fondazione per il Museo delle Antichità egizie tra oltre un centinaio di candidati e succeduto a Eleni Vassilika alla scadenza del suo mandato. Proprio lui e il suo staff ci hanno raccontato in anteprima come sarà il museo, quali saranno i criteri espositivi adottati e quale la programmazione futura di un’istituzione che intende essere dinamica e al passo con i tempi. Nuova vita dunque e nuovi contenuti per un museo che al centro della sua politica pone la ricerca per valorizzare le proprie collezioni e dialogare con altri enti museali (e non), nazionali e internazionali.
Dottor Greco, quali sono state le maggiori difficoltà nei suoi primi 12 mesi di direzione?
Dopo la nomina nel febbraio dello scorso anno, sono approdato al museo il 28 aprile. La mia prima necessità è stata quella di avere al mio fianco uno staff di studiosi e ricercatori con i quali poter attuare il progetto di riallestimento presentato l’11 ottobre al comitato scientifico (presieduto dal professor Antonio Loprieno). Dagli iniziali due curatori presenti all’interno del museo si è passati così, tramite bando pubblico, a sette curatori, uno dei quali giunto in museo grazie a una borsa di studio erogata dalla Fondazione Cecilia Gilardi di Torino. A questi va aggiunto Beppe Moiso, memoria storica del museo e collaboratore scientifico da oltre trent’anni, alla testa dell’Associazione Amici del Museo Egizio fino al 2010. Dunque attualmente lo staff è composto da 8 curatori. Contemporaneamente abbiamo dovuto fare i conti con i problemi dettati dalla struttura dell’edificio seicentesco (attribuito a Guarino Guarini, Ndr) e con il progetto già avviato dallo Studio Isolarchitetti e Associati. Non solo. Mancava un piano di ricerca delle collezioni: un museo che non fa ricerca è solo una vetrina. Se un museo non ha contenuti non interessa. Proprio per questo abbiamo tentato di capire come questa ricerca potesse essere tradotta per il pubblico. Ci siamo interrogati su quale fosse la natura del nostro museo e dopo aver effettuato insieme con i curatori una visita nei più importanti musei europei siamo arrivati alla conclusione che in primis l’Egizio è un museo archeologico.
Dunque è fondamentale l’importanza del contesto archeologico di provenienza?
Certamente, ma non solo. In contemporanea alla ricomposizione dei contesti abbiamo tenuto conto della storia degli scavi, della formazione e genesi del museo, delle connessioni tra i reperti del museo con quelli che si trovano in altre istituzioni. L’uso delle nuove tecnologie ci è stato di molto aiuto. Per quanto riguarda la ricerca in Italia c’è ancora molta diffidenza nei confronti del privato. Noi abbiamo superato tutto ciò con la recente firma di un accordo con il Cnr che intende istituire un’unità di ricerca all’interno della Fondazione per il Museo delle Antichità egizie.
Quali sono i suoi programmi futuri?
Innanzitutto dal primo aprile il museo ricomincerà a vivere. Inoltre a maggio partirà la prima campagna di scavo nella necropoli di Saqqara con la partecipazione del Museo Egizio alla missione già avviata dal Museo di Antichità di Leida, di cui sono vicedirettore dal 2011. Nel frattempo sono state stipulate convenzioni con altre istituzioni, ad esempio con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale e con i Musei Vaticani, mentre per il 2016 abbiamo in programma una mostra di grande impatto anche se al momento è prematuro svelarne i contenuti.

Tomba degli Ignoti. Foto © LG

Uno dei reperti in mostra. Foto © LG

Una delle vetrine storiche del Museo. Foto © LG

Marco Nicolosino, Sala del Museo Egizio di Torino all'epoca della sua fondazione, disegno, 1832 circa

Il nuovo bookshop. Foto © LG

Una sala della sezione del Medio Regno

Una vetrina della sezione del Medio Regno

Uno scorcio della sezione dedicata all'Epoca Predinastica

Greco e Franceschini nella Galleria dei Sarcofagi

Una veduta del nuovo allestimento del Museo Egizio di Torino

Il direttore Christian Greco illustra al ministro Dario Franceschini il nuovo allestimento del Museo Egizio durante l'anteprima del 31 marzo

Un rendering che illustra l’interno del Museo Egizio

Christian Greco

Laura Giuliani, 02 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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