«Dancing with my Camera» è la prima completa monografica di Dayanita Singh (1961), ospite al Gropius Bau fino al 7 agosto. Nota al pubblico italiano per la partecipazione nel 2013 alla 55a Biennale di Venezia, la fotografa indiana vanta un fitto curriculum di mostre, pubblicazioni e premi.
Questa antologica itinerante (dopo Berlino farà tappa in Baviera, Lussemburgo e Portogallo) curata insieme a Stephanie Rosenthal, vede Singh anche coautrice dell’omonimo catalogo (Hatje Cantz), ad oggi la più completa pubblicazione sulla sua arte, con saggi, testi e opere inedite. La danza di Singh si svolge nei libri e nei musei, e vuole coinvolgere il pubblico a parteciparvi oltre gli spazi e le forme, a percepirne la musica godendone le illimitate costellazioni armoniche.
La fotografia è solo la materia prima del suo lavoro e non il fine: le realtà di amici e conoscenti fotografati ininterrottamente in quarant’anni di appassionata attività, in spazi pubblici o privati, mentre ballano nei loro salotti o al cimitero, possono essere liberate dalla loro forma cristallizzata sulla stampa, aperte a nuove composizioni spazio-temporali, affiancate le une alle altre in infinite possibilità espositive e poetico-narrative. Gli scatti escono dal suo immane archivio, ricomposti in nuove coreografie con figure e su ritmi inediti.