Venezia. Nel 2009 Adriano Berengo fa visita ad Ai Weiwei nel suo studio a Pechino. Ha un invito per lui: vorrebbe collaborare con la sua fornace a Murano? Tempo dopo, giunto sull’isola della laguna, l’artista cinese darà inizio a un proficuo legame professionale, affascinato dall’abilità dei maestri vetrai che tradurranno in realtà il suo pensiero.
Nasce così la «Commedia Umana», monumentale, lampadario in vetro nero alto otto metri e largo sei, composto da 2mila pezzi: scheletri e teschi umani ed animali, ossa e organi interni, pipistrelli e granchi (2020). Un contemporaneo memento mori frutto di tre anni di lavoro e dal peso complessivo di quattro tonnellate.
Dopo il debutto romano alle Terme di Diocleziano (in parallelo con la personale alla Galleria Continua) fino al 27 novembre «La Commedia Umana-Memento mori» (a cura dello stesso Ai Weiwei, con Adriano Berengo e Carmelo A.Grasso) approda sull’isola di San Giorgio Maggiore, all’interno omonima Basilica, frutto della collaborazione tra Berengo Studio, Fondazione Berengo, Abbazia di San Giorgio Maggiore Benedicti Claustra Onlus, in partnership con Lisson Gallery, neugerriemschneider e Galleria Continua.
Ad affiancare la gigantesca installazione, per la prima volta presentata a Venezia, opere recenti e non solo, che accanto al vetro includono materiali da tempo sperimentati dall’artista come legno, porcellana e mattoncini Lego. Tra gli ultimi lavori: «Sleeping Venus (After Giorgione)», «Know Thyself» e «Untitled (After Mondrian)».