L’arte antica e del Rinascimento filtrata dall’immaginario pop. Francesco Vezzoli negli ultimi dieci anni ha approfondito questa traiettoria attraverso sculture site specific, ritratti, video e performance. Nel 2011 ha trasformato gli spazi della Gagosian Gallery di New York in una cappella rinascimentale dove i volti dell’iconografia classica di una Madonna con il Bambino sono stati sostituiti da quelli di Claudia Schiffer, Linda Evangelista, Stephanie Seymour e Cindy Crawford.
Nel 2021 in piazza della Signoria a Firenze, su un basamento antico, ha collocato un monumentale leone rampante novecentesco che stringeva tra le fauci una testa romana del II secolo d.C. Sono esempi di una ricerca che prosegue a Venezia nella mostra «Musei delle Lacrime» (a cura di Donatien Grau) in cui Vezzoli pone in dialogo opere storiche, recenti e inedite con la collezione permanente del Museo Correr ibridando temi e iconografie soprattutto a tema religioso. Tra i lavori in mostra «Selfie Sebastian» (2009-14), dove il san Sebastiano del Mantegna ha il volto dello stesso artista, mentre il ritratto di Paulina Porizkova, rappresentata secondo l’iconografia di una Madonna con il Bambino, piange lacrime costituite da un metallico ricamo in cotone. Ne «La nascita di American Gigolo (After Sandro Botticelli)» (2014) è Richard Gere a sorgere dalla conchiglia al posto della Venere.
È invece curata da Massimo Osanna (Direttore Generale Musei del Ministero della Cultura), Andrea Viliani (Cocuratore del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche) e Gabriel Zuchtriegel (Direttore del Parco Archeologico di Pompei), la mostra dedicata a Wael Shawky nel Museo di Palazzo Grimani dal 17 aprile al 30 giugno. Intitolata «I Am Hymns of the New Temples», presenta l’omonima opera filmica, insieme a una selezione di opere multimateriche e disegni del 2022-24. Il percorso pone le opere in dialogo con i reperti archeologici e i saloni storici di Palazzo Grimani. «Narratore di processi conoscitivi ed espressivi sospesi fra il documentabile e l’immaginabile, Wael Shawky esplora i modi in cui sono state scritte e raccontate le storie e analizza come esse abbiano modellato anche la realtà storica», spiegano dal museo. Quest’anno l’artista egiziano è stato scelto per rappresentare il suo Paese alla Biennale di Venezia.