È sotto l’egida della mostra «Affinità elettive» l’attesa riapertura della Casa dei Tre Oci, acquistata nella primavera del 2021 dal filantropo, collezionista e mecenate Nicolas Berggruen per farne sede del Berggruen Institute Europe, un’organizzazione che promuove lo scambio tra pensatori di diverse culture e discipline.
Dopo un intervento di adeguamento impiantistico e di trasformazione del secondo piano in residenze per gli ospiti dell’istituzione, l’edificio sull’Isola della Giudecca inaugura la sua nuova vita con una proposta espositiva (fino al 23 giugno) che si estende anche negli spazi delle Gallerie dell’Accademia ed è curata da Giulio Manieri Elia, Michele Tavola, rispettivamente direttore e curatore delle Gallerie, Gabriel Montua e Veronika Rudorfer, direttore e curatrice del Museum Berggruen di Berlino, il museo statale di arte moderna cui si devono i celebri prestiti giunti in Laguna.
Nelle Gallerie dell’Accademia diciassette opere creano inediti accostamenti con la collezione permanente. Due studi di Picasso per «Les Demoiselles d’Avignon» si relazionano ai bozzetti del Tiepolo, il ritratto di «Dora Maar aux ongles verts», realizzato da Picasso nel 1936, è accostato a «La Vecchia» di Giorgione, mentre le sculture di Giacometti si rapportano a quelle di Antonio Canova. Nella Casa dei Tre Oci, quattro opere su carta della collezione grafica delle Gallerie dell’Accademia dialogano con 26 lavori del Museum Berggruen: acquerelli e opere su carta di Klee, Picasso, Cézanne e Matisse.
Nel 2022 Nicolas Berggruen, fondatore della Berggruen Holdings e cofondatore del Berggruen Institute, ha acquistato anche Palazzo Diedo, a Cannaregio, per farne la sede del Berggruen Arts & Culture con la direzione artistica di Mario Codognato, già capocuratore del Madre di Napoli e direttore dell’Anish Kapoor Foundation. Terminato il significativo intervento di restauro (che ha svelato parte dell’apparato decorativo e consentito di ricavare una foresteria per artisti nel sottotetto), il Palazzo aprirà al pubblico il 20 aprile con 11 interventi specifici realizzati da artisti di fama internazionale: Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller, Ibrahim Mahama, Mariko Mori (di cui sarà esposta in anteprima l’opera «Peace Crystal: A Prayer for Peace»), Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei. Intitolata «Janus» e curata da Mario Codognato e Adriana Rispoli, la mostra rimanda alla figura del Giano bifronte, metaforico simbolo della volontà di unire passato e contemporaneo (come vuole la mission del Berggruen Arts & Culture).
In aggiunta, due progetti speciali realizzati in collaborazione con l’istituzione culturale The Kitchen di New York e Polaroid Foundation. The Kitchen propone il film «Browning 2025» dell’artista e scrittrice londinese Rhea Dillon (classe 1996) che è solita analizzare il tema della Blackness concettualizzato nella pratica estetica e teorica. Polaroid Foundation, con il supporto di John Reuter, invita invece gli artisti presenti in mostra a utilizzare una Polaroid 20x24 per creare un originale lavoro.
Infine in una piccola sala cinematografica nel palazzo, ogni giovedì fino a novembre, si proietterà «Ousss», l’ultimo film di Koo Jeong A, l’artista che rappresenta la Corea del Sud alla Biennale Arte di quest’anno. «Venezia è storicamente un catalizzatore di creatività, sperimentazioni e scambi, dichiara Nicolas Berggruen. Con Berggruen Arts & Culture, ci proponiamo di far rivivere la produzione di opere d’arte, per animare lo straordinario tesoro di Palazzo Diedo. Insieme all’Istituto Berggruen, che ospita dibattiti, e un programma di residenze alla Casa dei Tre Oci, vediamo Venezia come un generatore di cultura e di idee».