«Al cinema» (1988) di Salvo

© Foto: Cristina Leoncini, Torino, Cortesia Collezione privata

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«Al cinema» (1988) di Salvo

© Foto: Cristina Leoncini, Torino, Cortesia Collezione privata

Tre piani tutti per Salvo alla Pinacoteca Agnelli

La mostra al museo torinese ne ricostruisce l’immaginario completo, dallo studio alla città

Il 1973 per Salvo è un anno importante, un anno di svolta. Salvo ritorna alla pittura, ancora legato al linguaggio concettuale ma già dentro a una storia dell’arte in cui si immerge con stile personale e potenza inventiva. Quell’anno Salvatore Mangione (Leonforte, 1947-Torino, 2015) realizza due mostre importanti, una alla John Weber Gallery di New York, l’altra alla Galleria Toselli di Milano. La prima ancora nella dimensione concettuale con «Autoritratto (come Raffaello)» (1970), dove si immedesima in uno dei suoi grandi maestri, e «7 autoritratti» (1969), dove si interroga sul ruolo dell’artista nella società attraverso fotomontaggi con immagini prese da riviste. La seconda è la sua prima mostra esclusivamente di pittura, con due tele di grandi dimensioni, «San Giorgio e il drago» e «San Michele sconfigge Satana», rispettivamente olio e pastello su carta, dove i volti dei santi diventano autoritratti. 

La retrospettiva dedicata a Salvo dalla Pinacoteca Agnelli (inaugurazione l’1 novembre, visibile fino al 25 maggio), in collaborazione con l’Archivio Salvo, inizia proprio dal 1973 e si sviluppa come un percorso, attraverso i tre piani della pinacoteca, per sale, ognuna dedicata a un tema che ha connotato la ricerca dell’artista. La visita è stata immaginata come una passeggiata che parte dallo studio di Salvo per uscire poi nella città. Si incontra la sezione dedicata ai bar, con i famosi giocatori di flipper che Salvo amava fare negli anni ’80, poi si cammina per le strade con i lampioni fino alle periferie con le fabbriche e i porti, e da lì si esce dai confini urbani, attraversando zone con le rovine, incontrando capricci e minareti, fino al mare, fino a una suggestiva sala dedicata ai «Notturni». 

E ci sono anche molti tramonti, tema caro a Salvo, attraverso cui leggere anche il senso del titolo di questa mostra, «Arrivare in tempo», che non è il titolo di un’opera di Salvo, ma una frase pronunciata dall’artista in un’intervista in cui gli chiedevano che cose fosse per lui lo stile. Come quando, racconta un aneddoto, dopo aver tamponato un’auto, chiese scusa al guidatore dicendogli che «aveva fretta perché voleva arrivare in tempo per vedere il tramonto».

Negli spazi esterni della Fondazione, invece, la Pista 500 sul tetto del Lingotto si arricchisce di due nuove installazioni, realizzate da Monica Bonvicini e Chalisée Naamani. La prima realizzata sulla parabolica sud, mentre la seconda è una nuova commissione e si confronterà con la funzione del billboard come spazio per la comunicazione pubblica.

Olga Gambari, 24 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Tre piani tutti per Salvo alla Pinacoteca Agnelli | Olga Gambari

Tre piani tutti per Salvo alla Pinacoteca Agnelli | Olga Gambari