Con la mostra «Tancredi, Guidi, Morandis, Licata. 4 Anniversari Spazialisti» Palazzo Ragazzoni, dopo il recente restauro, inaugura il 21 settembre la nuova stagione espositiva attraverso quattro protagonisti dello Spazialismo italiano. L’occasione è data da una ricorrenza, la celebrazione dei 60, 40, 30 e 10 anni dalla scomparsa dei rispettivi artisti: Tancredi Parmeggiani (1927-64), Virgilio Guidi (1891-1984), Gino Morandis (1915-94), Riccardo Licata (1929-2014). La scelta della sede, come spiega il curatore Giovanni Granzotto, «si riallaccia alla lunga tradizione espositiva del cinquecentesco palazzo nel cuore di Sacile, unico sito, in Italia, ad aver ospitato tutte e quattro le antologiche dei sopracitati artisti, dagli anni Ottanta sino agli anni Duemila». Per ognuno sono state scelte 20 opere, tutte provenienti da collezioni private.
Il percorso, visitabile fino al 6 gennaio 2025, è ritmato da quattro piccole antologiche distribuite su quattro piani. «A fare da filorosso è sempre una linea cronologica ma che non esclude l’incontro e il confronto tra singole personalità», prosegue Granzotto. A Virgilio Guidi il percorso riserva un ambito che riguarda esclusivamente gli anni antecedenti il secondo conflitto con anticipazioni dello Spazialismo (si veda «Natura morta con bicchiere e uova», 1914-15; «Ritratto della fidanzata (Adriana)», 1920; «Mulino Stucky», 1929-30; «San Giorgio», 1927 e «Notre Dame di Parigi», 1931) per proseguire abbracciando l’edizione della Biennale di Venezia del 1954, che segnò il momento più alto della carriera di Guidi, a cui l’artista partecipò con cinquanta dipinti e cinque litografie.
Di Tancredi, definito sempre da Granzotto in catalogo (edito da Manfredi edizioni) «un uragano leggero, segnato da un tragitto artistico, rapidissimo, saettante, sincopato, comunque interrotto molto, troppo presto, tutto legato e dipendente da quello umano, altrettanto breve e macerato dal male di vivere», sono esposte numerose sue «Composizioni» degli anni Cinquanta. Di Morandis, le cui diverse catalogazioni «spazialista, informale, espressionista, geometrico» costituiscono, per Stefano Cecchetto, «sporadiche e inconsistenti assunzioni di frammenti categorici del passato», sono proposte, tra le altre, «Cavaliere azzurro» (1945), «Tensione» (1953), «Variazioni spaziali» (1955), mentre in Riccardo Licata «i codici segnici più che definire una pittura in grado di “poter essere letta”», scrive Fabrizio Guerrini, «tendono, piuttosto, a una pittura in grado di “poter essere ascoltata”» quasi l’artista componesse «sonate per sola tela». E raccogliendo questo traslato in mostra non viene neppure trascurato l’ambito musicale: a fare da colonna sonora dell’esposizione è la composizione dal titolo «Spazio», firmata da Pino Donaggio. A corollario: con lo stesso titolo un ulteriore nucleo di opere completerà la proposta a Crocetta del Montello, presso Villa Ancillotto, dal 22 novembre al 26 gennaio 2025.