Dal «latte dei sogni» che dava il titolo alla Biennale di Venezia del 2022 ai sogni a occhi aperti che sono il tema della 31ma Artissima: in tempi difficili l’arte fa sognare. «Il titolo “The Era of Daydreaming” - spiega Luigi Fassi, al suo terzo anno di direzione della fiera - si ispira al lavoro di un nucleo di ricercatori attivi all’Università di Oxford, che negli ultimi anni hanno interpretato scientificamente il cosiddetto spontaneous thought, cioè il pensiero spontaneo, quindi in opposizione rispetto al pensiero prodotto dalla ragione. Una delle linee più importanti, secondo questa ricerca, è il potere inaspettato del daydreaming, sognare a occhi aperti».
Secondo lei i galleristi e gli artisti, alle prese con un sistema sempre più competitivo, sono ancora in grado di sognare?
Attraverso il daydreaming proiettiamo la nostra vita in una dimensione futuribile, partendo magari da una situazione di scacco, ma che proprio per questo cela l’intenzione di superarla, di risolverla in una qualche forma di positività. Si tratta di un pensiero creativo e progettuale. Tutto questo mette ovviamente in gioco la dimensione del desiderio. Come vede ci siamo avvicinati molto a ciò che costituisce il lavoro degli artisti.
Oggi è più difficile fare l’artista e il gallerista?
Entrambe le categorie sono in una continua evoluzione, oggi più accelerata rispetto a qualche anno fa. Certo, l’attività del gallerista è più che mai soggetta a una professionalizzazione di tipo imprenditoriale, così come per gli artisti una certa capacità artigianale non è più sufficiente e questo mette sotto pressione chi fa quel mestiere.
Rimettiamo i sogni nel cassetto?
Ad Artissima ciò che muove il mercato è la passione, l’avvalersi dell’arte come di uno strumento lenitivo per la propria vita, uno strumento di accelerazione delle proprie passioni, di accensione di desideri che magari senza l’arte sarebbero sopiti nella routine della quotidianità. Sono gli stessi collezionisti a esortarmi a continuare a sorprenderli con la scoperta. Le nostre passioni possono sopravanzare il ragionare esclusivamente in termini di investimento, di bene rifugio, di beni di consumo, o magari di intrattenimento. Artissima si distingue per essere la fiera delle scoperte.
Chi sono i visitatori di Artissima?
Anzitutto voglio sottolineare che la fiera è visitata da tanti artisti. Significa che la fiera è in salute, perché non aliena gli artisti che non vi sono rappresentati, ma li attrae perché produce aggiornamento. Siamo inoltre felici di accogliere molte famiglie e per questo abbiamo pensato a un progetto per i bambini in collaborazione con Juventus. Questo perché abbiamo un’attenzione particolare per il pubblico generalista, che magari non avrebbe altre occasioni per vedere una fiera internazionale d’arte. Offriamo anche un biglietto-abbonamento di due giorni che consenta di vedere la mostra più di una volta.
Lei spesso parla di Artissima in termini di servizio e di responsabilità…
Artissima è una fiera innervata dalla passione per l’internazionalità, una sorta di felice ossessione. Il servizio che offriamo, ad esempio ai galleristi italiani, è la possibilità di operare all’interno di un contesto estremamente globalizzato pur restando nel loro Paese, quindi con un minore impegno economico: anche quest’anno, infatti, le gallerie italiane saranno in minoranza, poiché delle 189 partecipanti il 54% sono straniere, in rappresentanza di 34 Paesi. Questo viene definito «ruolo ponte» ed è un servizio che si riflette su tutta la città, sulle istituzioni cittadine e italiane, laddove un settore di nicchia, qual è l’arte contemporanea, produce una forte internazionalizzazione, in controtendenza rispetto ad altri settori. Così come, aggiungo, è in controtendenza l’incremento del fondo acquisizioni promosso dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT a beneficio delle collezioni del Castello di Rivoli-Museo d’Arte contemporanea e della Galleria Civica d’arte moderna e contemporanea: quest’anno è salito a 280mila euro, la cifra più alta degli ultimi 12 anni. Ma per tornare a ciò che dicevo a proposito di servizio, Artissima internazionalizza la città, attrae professionisti di settore che vengono a Torino solo in questa occasione e questo va capitalizzato e, insieme, ci dà un forte senso di responsabilità. Attraverso le figure coinvolte, i premi, i fondi, cerchiamo di produrre una catena di valori che impatti in maniera potente a beneficio di tutto il sistema artistico.
Secondo quali criteri il Comitato di selezione ha scelto le gallerie partecipanti?
In sede di application abbiamo chiesto progetti molto dettagliati che in caso di accettazione dovranno restare quelli. In questo modo superiamo anche la logica del blasone della galleria e cerchiamo di cogliere la qualità e l’energia delle candidature, un criterio che spesso porta a scegliere galleristi più giovani e sicuramente ci rende più imparziali. Noi valorizziamo il mestiere del gallerista: va in questa direzione il nuovo premio Orlane, promosso dall’omonima azienda cosmetica. Andrà alla galleria che sarà apparsa come la più sorprendente nella sua capacità di presentarsi attraverso l’allestimento e le opere proposte. Quest’anno poi è confermato il Premio Diana Bracco – Imprenditrici ad arte, nato nel 2023 da un’iniziativa inedita, promossa dalla Fondazione Bracco in collaborazione con la Fondazione Roberto De Silva e Diana Bracco di Milano, dedicata a valorizzare la figura della gallerista come imprenditrice. Premierà una gallerista donna emergente, italiana o straniera, la cui galleria abbia almeno una sede in Italia e la cui storia imprenditoriale manifesti una significativa attenzione volta alla ricerca e alla qualità artistica.
Quale fisionomia avrà la mostra?
Avremo come sempre una pluralità di media, perché il nostro scopo è offrire una fotografia autorevole e credibile della produzione artistica italiana e internazionale. C’è una sezione di settore, quella dedicata ai disegni, che è quasi una fiera nella fiera. Le gallerie partecipano con opere su carta in quanto sorgenti primigenie e fondative degli artisti rappresentati. Le sezioni curate restano per noi sempre fondamentali, sono l’elemento di distinzione di Artissima. Sono affidate a professionisti di altissimo livello che operano abitualmente in settori lontani dal mercato e che accettano la sfida di incrociarsi con un evento commerciale. Il fatto di riuscire a guadagnarli alla causa di Artissima è un’altra conferma del prestigio raggiunto da questa fiera.