«Senza titolo» (1992) di Albert Oehlen (particolare)

Albert Oehlen / Vg-Bildkunst, Bonn 2023. Foto: Archivio Galerie Max Hetzler, Berlino, Parigi, Londra

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«Senza titolo» (1992) di Albert Oehlen (particolare)

Albert Oehlen / Vg-Bildkunst, Bonn 2023. Foto: Archivio Galerie Max Hetzler, Berlino, Parigi, Londra

Oehlen dipinge al computer

Nell’Hamburger Kunsthalle le opere dell’artista tedesco che espande la nozione di pittura a «ciò che lui vuole vedere»

L’Hamburger Kunsthalle ospita per la prima volta, dal 13 settembre al 2 marzo 2025, una mostra personale dell’artista tedesco nativo di Krefeld e trapiantato in Svizzera Albert Oehlen (1954), già allievo ad Amburgo, tra gli altri, di Sigmar Polke, docente presso la Kunstakademie Düsseldorf, recentemente insignito di un dottorato onorario dalla School of the Art Institute di Chicago nonché nome tra i più importanti di una generazione di artisti dentro e fuori i confini nazionali della Germania. La sua arte è infatti regolarmente esposta in mostre in musei e gallerie di tutto il mondo, almeno a partire della sua prima, importantissima personale «Bevor ihr malt, mach ich das lieber» (Prima che dipingiate voi, è meglio che lo faccia io) nel 1981 alla Galerie Max Hetzler.

Da allora Oehlen sperimenta e utilizza continuamente diversi stili, ordini e mezzi espressivi, espandendo la nozione di pittura a «ciò che lui vuole vedere», mettendo costantemente in discussione i metodi e gli strumenti della pittura per accrescere la consapevolezza di un mezzo che mira a reinventare e a rimodellare sempre in opposizione alle gerarchie tradizionali. Questa «Albert Oehlen: Computer Paintings», a cura di Alexander Klar con l’assistenza di Ifee Tack e in stretta collaborazione con l’artista, presenta un complesso di opere di Oehlen, i «Dipinti al computer», raramente presentato al pubblico ma adattato alla sede espositiva al primo piano della Galerie der Gegenwart della Kunsthalle di Amburgo: «L’austerità geometrica delle stanze inondate di luce naturale progettate dall’architetto Oswald Mathias Ungers è l’ambientazione ideale per una pittura che evoca analogie con le tecniche di composizione musicale e domande sulla fecondazione contrastante di tecnologia ed espressione artistica», ha dichiarato Oehlen, che ha iniziato a cimentarsi in questo corpus di opere nei primi anni ’90, utilizzando un notebook su cui creava i suoi disegni da trasferire poi su tela, realizzando successivamente una seconda serie di lavori nei primi anni 2000. Le opere che ne sono scaturite, tutte esposte ad Amburgo, mostrano un’estetica in evoluzione che oscilla tra una fredda severità e schiettezza quasi spartane e una varietà fantasiosamente proliferante di diverse forme. La sua idea allora piuttosto ante litteram di produrre arte con l’aiuto di un computer risulta ancora più affascinante oggi nell’era dell’intelligenza artificiale.

«Son of Dogshit» (1997) di Albert Oehlen. © Albert Oehlen / Vg-Bildkunst, Bonn 2023. Foto: Archivio Galerie Max Hetzler, Berlino, Parigi, Londra

Francesca Petretto, 11 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Oehlen dipinge al computer | Francesca Petretto

Oehlen dipinge al computer | Francesca Petretto