Non poteva che prendere corpo nel Museo della Moda e delle Arti applicate la grande mostra «Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile», allestita fino al 27 agosto nel Palazzo Attems Petzenstein, curata da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin e promossa dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia.
Con collezioni che di per sé sono ricche, oltre che di pittura, soprattutto di moda, ceramiche, vetri, mobili, attrezzi di botteghe artigiane e con precedenti allestimenti espositivi quali «Belle Epoque Imperiale» (2005), «Abitare il Settecento» (2007) e «Futurismo moda e design» (2009), la nuova mostra dedicata agli Anni Cinquanta è stato l’approdo naturale di una vocazione progettuale insita nello stesso museo.
I tre curatori, affiancati da un team di specialisti, rileggono il momento storico dell’Italia che rinasce dal secondo dopoguerra alla luce di due fili rossi, la moda e il design, fili trainati dalla grande fecondità industriale, artistica e artigianale espressa sia nel settore economico sia in quello culturale in un decennio cruciale ed esplosivo. Il periodo preso in esame è quello tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960, momento aurorale del design italiano che sarebbe divenuto celebre come «Made in Italy».
La sezione dedicata alla moda presenta capi dalla Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, dalla Fondazione Roberto Capucci e dagli archivi delle maison, come il Museo Salvatore Ferragamo, l’Associazione Germana Marucelli, la Fondazione Micol Fontana, la Fondazione Archivio Emilio Pucci. La sezione «Design e Arti applicate» ospita circa 150 pezzi, dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri (produzione muranese inclusa), dai metalli alle stoffe d’arredamento, ai tappeti, agli arazzi con decine di nomi di noti designer che si sono espressi nelle varie specialità.
«La mostra ha avuto tre anni di gestazione, dichiara Raffaella Sgubin, direttrice dei Musei Provinciali di Gorizia, e si appoggia a un ricco corredo fotografico che attinge a preziosi archivi quali quelli di Locchi, Giorgini, Garolla con scatti utilizzati quale scenografia di allestimento per contestualizzare gli abiti e gli oggetti esposti e far comprendere i reali scenari urbani e domestici in cui hanno avuto vita».