«Untitled Lamp Black / Phthalocyanine Blue» (2024) di Callum Innes

Cortesia di Alfonso Artiaco, Napoli. Foto: Callum Innes studio

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«Untitled Lamp Black / Phthalocyanine Blue» (2024) di Callum Innes

Cortesia di Alfonso Artiaco, Napoli. Foto: Callum Innes studio

L’importanza del tempo per Callum Innes

Nella sua prima personale da Alfonso Artiaco, l’artista scozzese presenta i suoi paesaggi astratti che sono frutto di una lenta stesura di colore, strati di nero e trementina

«Il mio lavoro sull’astrazione lo considero come la fotografia, perché la fotografia congela istanti nel tempo, quindi lavoro con il tempo più di ogni altra cosa … C’è un momento nel tempo e nello spazio in cui un dipinto si ferma più o meno nello stesso modo in cui l’otturatore della macchina fotografica si chiude su un momento nel tempo. Questa non è una cosa statica», dichiara Callum Innes (Edimburgo, 1962), sottolineando quanto sia determinante nel suo processo artistico la dialettica che l’opera ingaggia con il Tempo. L’artista scozzese, che per la prima volta espone nelle sale della galleria Alfonso Artiaco, presenta per la personale napoletana intitolata «Darker than blue» (dal 12 settembre al 2 novembre), quindici nuovi dipinti e una serie di otto opere su carta. Dalla fine degli anni ’80 Innes compie un’indagine sulla pittura attraverso una particolare astrazione geometrica, a cui perviene muovendosi su piani in apparente contraddizione: «painting e unpainting», quindi stratificazione del colore e rimozione dello stesso, non sono da intendersi come la «pars costruens» e la «pars destruens» del suo lavoro, ma come elementi speculari dello stesso processo, in cui passato e presente concorrono al farsi dell’opera.

In mostra gli «Exposed Paintings», dipinti di forma quadrata su lino, realizzati mediante una lenta stesura del colore ad olio, su cui successivamente l’artista interviene con strati di nero e poi con numerosi passaggi di trementina che modificano significativamente la pellicola pittorica. In tal modo Innes lascia che dalla vernice emergano striature cromatiche e inaspettate luminosità, rendendo l’opera vibrante e mutevole. Ciò che infine appare in superficie è una sorta di paesaggio astratto, scandito dal pieno e dal vuoto, da venature di colore e da materia brillante e sfumata. Tali azioni (stesura di colore, nuove coperture di nero, utilizzo di solvente), più volte ripetute, riconducono il lavoro dell’artista a un lungo e lento processo, parte imprescindibile dell’opera. Lo stesso metodo è replicato anche per l’altra serie in mostra alla Galeria Alfonso Artiaco, «Tondos», realizzata con pannelli circolari di legno compensato, preparati a gesso e vernice. Lo spessore del supporto e la diversa forma consentono all’artista di misurarsi, in questo caso, con il rapporto tra volumi e spazio e di indagare un elemento geometrico privo di angoli, ottenendo diversi effetti visivi. Tuttavia, è nell’indefinitezza di ciò che infine appare, e non nella conoscenza del processo, che risiede il fascino di questi dipinti, come dichiara lo stesso artista, quando, per rammentare che cosa è per lui importante nel rapporto con il pubblico, afferma: «Mi piace ancora l’idea che le persone non riescano a capire bene come realizzo i miei dipinti».

Olga Scotto di Vettimo, 12 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

L’importanza del tempo per Callum Innes | Olga Scotto di Vettimo

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