«Autoritratto» (1941) di Antonio Ligabue (particolare)

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«Autoritratto» (1941) di Antonio Ligabue (particolare)

Ligabue occupa Palazzo Albergati e Palazzo Pallavicini

Doppio appuntamento a Bologna con circa 200 opere dell’artista svizzero

Attraverso due mostre aperte pressoché in contemporanea (senza collegamenti una con l’altra, come pure si era ipotizzato), in una città che con la storia dell’artista non ha a che fare, pur essendo molto vicina ai luoghi reggiani dove ha vissuto buona parte della vita, si analizza a Bologna l’opera di Antonio Ligabue (Zurigo, Svizzera 1899-Gualtieri, Re, 1965). 

La prima delle due antologiche ad aprire, il 18 settembre e sino a fine marzo 2025, è allestita a Palazzo Albergati ed è organizzata da Arthemisia: tale società a luglio, a Trieste, ha festeggiato le 120mila presenze (13 milioni di euro di indotto per la città, hanno calcolato Comune e organizzazione) proprio per una mostra dell’artista svizzero-italiano e una seconda dedicata a Van Gogh nel Museo Revoltella. Il secondo appuntamento bolognese si terrà nel Palazzo Pallavicini dal 3 ottobre al 28 febbraio 2025, a cura di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci con il patrocinio della «Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue». 

A Palazzo Albergati la rassegna, a cura di Francesco Negri e Francesca Villanti, riunisce un centinaio di lavori, oli, disegni e sculture con la presenza di tutti i soggetti principali dell’artista espressionista, dai paesaggi alle fiere di paese, dalle scene di vita quotidiana ai numerosi autoritratti, probabilmente la vera «firma» di Ligabue. Il pubblico lo «riconosce» facilmente, è abituato alle immagini di questo artista un tempo definito «naïf», un creatore visionario dalla vita complessa (fu più volte ricoverato in manicomio a Reggio Emilia) e dalla pittura immediata. Com’è evidente, tra i lavori esposti nel Palazzo Albergati, nel celebre «Autoritratto con sciarpa rossa» (riferibile al 1952-62), nel coevo «Autoritratto con berretto da motociclista» o nel giovanile «Leone con leonessa» del 1932-33. 

Palazzo Pallavicini, a un chilometro dalla prima sede, «risponde» attraverso l’ordinamento in otto ampie sezioni con ulteriori 100 lavori, 70 dipinti tra cui sette ritratti di tigri (tra questi «Tigre» del 1942 e «Testa di tigre» del 1953-54), un altro dei soggetti preferiti dall’artista e 12 autoritratti, oltre ad alcune sculture e numerosi disegni. Lungo il percorso è inoltre esposta la sua moto personale, una Guzzi Falcone 250 rosso fiammante, dono della famiglia Gnutti che l’artista utilizzò in lungo e in largo a Gualtieri, nella Bassa reggiana, dove viveva dopo la gioventù in Svizzera. Alcune fotografie e ricostruzioni cinematografiche hanno reso celebri le scorribande dell’autore su questa moto: Ligabue era solito, infatti, legarsi i quadri alla schiena o ai lati del mezzo e così bardato partiva alla volta delle abitazioni dei suoi primi collezionisti dell’area reggiana. Il percorso di Palazzo Pallavicini, infine, ospita anche quella che è definita la sua ultima opera, un paesaggio a olio su tela del 1962.

Stefano Luppi, 16 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Ligabue occupa Palazzo Albergati e Palazzo Pallavicini | Stefano Luppi

Ligabue occupa Palazzo Albergati e Palazzo Pallavicini | Stefano Luppi