Organizzata dalla Fondazione Kamel Lazaar dal 2013, la Biennale d’arte Jaou Tunis arriva nella capitale tunisina dal 9 ottobre al 9 novembre. La missione di questo evento culturale è promuovere una riflessione critica su temi universali e celebrare il potere trasformativo dell’ibridazione di discipline e prospettive, con un occhio particolare verso la fotografia, il cinema e la performance.
Il tema «Arte, resistenza e ricostruzione dei futuri» suggerisce la vocazione politica di questa settima edizione della biennale, grazie a cui Tunisi diventa un centro di convergenza culturale per un mese, con nove mostre, nove performance, nove dibattiti e oltre 60 artisti provenienti da tutto il Sud globale. A essere presentati, i molti volti della resistenza, personale e collettiva. Tra i nomi di punta troviamo il duo palestinese Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme, con la prima mostra nel continente africano. I due artisti si interrogano su come la memoria possa diventare un campo di battaglia nella lotta palestinese per la libertà, affrontando temi come la rimozione storica e lo sfollamento forzato; con il lavoro «Personal Accounts» Gabrielle Goliath invece denuncia le strutture quotidiane imbevute di violenza patriarcale. Arte e attivismo si incontrano nel progetto fotografico di Rima Hassan, curato da Kenza Zouari, con cui l’artista documenta le vite dei rifugiati palestinesi, esplorando la loro quotidianità e mostrando così la complessità dell’identità palestinese in esilio. In programma anche diverse collettive: solo per citarne alcune, «Unstable Point» e «Assembly», a cura di Taous Dahmani, esplorano le dinamiche dell’identità e della rivolta popolare. Completano il programma un ricco palinsesto di dibattiti e conferenze e una line up di eventi musicali pensati per relazionarsi con un pubblico vasto e diversificato.