«The fall of civilisation» (2024), di Damien Hirst (particolare).

Foto: Prudence Cuming Associates

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«The fall of civilisation» (2024), di Damien Hirst (particolare).

Foto: Prudence Cuming Associates

La fine della civiltà secondo Damien Hirst

In una mostra curata dal figlio Connor, l’artista presenta nella casa d’aste Phillips di Londra i suoi più recenti dipinti

In un’afosa estate con le gallerie quasi tutte chiuse per la pausa estiva, all’improvviso ecco che se ne esce il solito sorprendente Damien Hirst con una mostra di nuovi lavori presentata nella sede londinese della casa d’aste Phillips. La mostra, aperta fino al 2 settembre, si intitola «Civilisation Paintings» e consiste in 32 coloratissime tele di grandi dimensioni realizzate nel 2024. I quadri consistono in immagini di sottofondo che ritraggono scorci di città o vedute paesaggistiche con campi di fiori e alberi. A tali visioni l’artista sovrappone macchie di colore, reticolati di punti che vagamente rimandano ai suoi «Spot Paintings», chiazze provocate dalla vernice gettata a caso sulla tela. Il caos che nasce da questo insieme di elementi è, secondo Damien Hirst, una possibile risposta di speranza alla complessità delle sfide della civiltà contemporanea.

Quella dell’artista è quindi una sorta di professione di fede nei confronti del potere della pittura quale forza in cui occorre credere per affrontare e auspicabilmente superare le sfide del presente. La tecnica utilizzata ricorda quella di una sua precedente serie prodotta lo scorso anno e intitolata «The Secret Gardens Paintings», che venne presentata ancora fresca di pittura a Frieze 2023 nello stand di Gagosian e andò sold out nel corso della prima giornata. Questa volta Hirst ha giocato d’anticipo senza attendere Frieze London che si aprirà il prossimo 9 ottobre.

È facile immaginare che, nonostante il momento di crisi reale o presunta del mercato dell’arte, anche i «Civilisation Paintings» troveranno acquirenti perché Damien Hirst ha dalla sua due caratteristiche che lo rendono appetibile: il suo è un nome che tutti, anche i non addetti ai lavori, conoscono e i suoi dipinti, pur nella diversità delle serie, sono sempre riconoscibili. Accanto alle tele di questa serie l’artista espone nelle stanze di Phillips anche alcuni meno interessanti «Robot painting» realizzati con l’aiuto di macchinari programmati ad hoc.

Già in passato Hirst aveva collaborato direttamente con diverse case d’asta, da ultimo con Sotheby’s qualche mese fa, dal 29 febbraio al 5 aprile, quando a Los Angeles venne presentata una selling exhibition con 14 lavori di varia natura raggruppati sotto il titolo di «Damien Hirst: Forever and Always».

La mostra presso Phillips, che rappresenta invece un corpus unico di opere, è curata dal ventinovenne figlio dell’artista Connor Hirst ed è presentata con il supporto delle due gallerie di Damien Hirst: White Cube e Gagosian.

«The fall of civilisation» (2024), di Damien Hirst. Foto: Prudence Cuming Associates

Giorgio Guglielmino, 08 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

La fine della civiltà secondo Damien Hirst | Giorgio Guglielmino

La fine della civiltà secondo Damien Hirst | Giorgio Guglielmino