Al Museo di Roma, in Palazzo Braschi, dal 24 ottobre al 23 marzo 2025 si fa luce sul lato in ombra della storia dell’arte dei secoli passati, quello ascritto tradizionalmente alle donne. «Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo» è una mostra su quelle donne forti e spesso «invisibili» che hanno sfidato i pregiudizi, legando il loro destino a quello dell’arte. La rassegna è a cura di Ilaria Miarelli Mariani, direttrice della Direzione Musei Civici Sovrintendenza capitolina, e Raffaella Morselli, professoressa ordinaria all’Università di Roma La Sapienza, con la collaborazione di Ilaria Arcangeli, dottoranda di ricerca all’Università di Chieti. In tutto 130 opere di 56 artiste, gran parte delle quali scovate nei depositi dei musei romani o in rare collezioni, la cui vicenda umana e professionale è stata scritta, per alcune di esse, proprio dagli studi svolti per la presente mostra. Per molte delle pittrici, già l’accesso alla formazione era un percorso a ostacoli civili e morali, eppure qualcuna è arrivata a far parte dell’Accademia di San Luca o dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon.
La mostra è introdotta da un ritratto di donna realizzato nel Seicento da Pietro Paolini. Dalla strumentazione presente si deduce che è una pittrice, ma non si conosce (al momento) il suo nome: una metafora perfetta della condizione femminile nell’arte del passato. Segue una sala dedicata a Lavinia Fontana (1552-1614), la prima donna a dipingere una pala d’altare, a cui segue un focus su Artemisia Gentileschi (1593-1656), la prima donna della storia a denunciare uno stupro. Si rimane nel Seicento con Laura Bernasconi (operativa a Roma dal 1622 al 1675) e Anna Stanchi (attiva nella metà del secolo), autrici di vivacissime nature morte ricolme di fiori, nello stile di Mario de’ Fiori, di cui la Bernasconi fu anche allieva. Non poteva mancare Plautilla Bricci (1616-1705), pittrice e architettrice che dipinse, tra l’altro, la grande pala d’altare nella Cappella di San Luigi in San Luigi dei Francesi, e progettò la Villa del Vascello, così denominata perché costruita sul Gianicolo, negli anni ’60 del Seicento, nelle forme di una grande nave. Cinque dipinti testimoniano la fondamentale presenza a Roma della svizzera Angelica Kauffmann (1741-1807), raffinata ritrattista che rese la sua casa-atelier in via Sistina imprescindibile luogo di incontro dei viaggiatori del Grand Tour, tra cui Goethe, stringendo amicizia con i maggiori intellettuali e artisti dell’epoca, da Winckelmann, Mengs e Hamilton a Batoni e Canova. Seguono in mostra le vedute di Roma incise da Laura Piranesi (1755-85), ottima emula del padre Giovan Battista, ma sfortunata per la prematura morte. Grande e poco nota pittrice fu Maria Felice Tibaldi (1707-70), che sposò il pittore Pierre Subleyras. Fu accolta in Arcadia col nome di Asteria Aretusa, e fu la seconda donna ammessa all’Accademia di San Luca, dopo Rosalba Carriera. Di alto livello anche le testimonianze in mostra della già celebrata Élisabeth Vigée Le Brun (1755-1842) e della meno nota miniaturista Caterina Cherubini (morta nel 1811). Chiude la mostra una sequenza di donne dell’arte attive a Roma nel XIX secolo, da Emma Gaggiotti a Erminia De Sanctis e Virginia Barlocci. Una grande mappa di Roma faciliterà l’individuazione anche nello spazio della geografia umana di una Roma che fu anche pittrice.