Un divano «Bazaar» (1968) di Superstudio

© C. Toraldo di Francia | Superstudio, Archivio Filottrano

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Un divano «Bazaar» (1968) di Superstudio

© C. Toraldo di Francia | Superstudio, Archivio Filottrano

Il Mad mette a nudo l’intimità

Arte, design, arredamento e accessori della vita quotidiana dal Settecento all’invasività dei social dimostrano che la privacy è sempre stata una questione molto, molto relativa

Un gigantesco, misterioso, buco della serratura accoglie i visitatori del Musée des Arts Décoratifs di Parigi (Mad) dal 15 ottobre al 30 marzo, ingresso di un percorso suggestivo e indiscreto in cui lo spettatore si ritrova faccia a faccia con i propri segreti più intimi. È la mostra «L’intimo. Dalla camera ai social media», curata a quattro mani da Christine Macel, direttrice del museo, e Fulvio Irace, storico dell’architettura, con l’allestimento di Italo Rota, l’architetto italiano autore, tra gli altri, del Museo del Novecento di Milano, scomparso di recente. Nel dizionario la parola intimità è definita come «la sfera dei sentimenti e degli affetti più gelosamente custodita contro la curiosità e l’indiscrezione altrui». 

Ma dai tempi del diario segreto, che si conservava nel cassetto chiuso col lucchetto, all’era dei social network, che sfidano il principio stesso di privacy e su cui si condivide tutto con tutti, amici ed estranei, il modo di vivere l’intimità è cambiato. È questa la storia, dal Settecento ad oggi, con un approccio tematico e cronologico che si diverte a creare paralleli tra le epoche, raccontata dal museo di rue de Rivoli con 470 opere tra dipinti, fotografie, oggetti di design e del quotidiano. Ci si imbatte in artisti e designer di tutti i tempi, Jean-Honoré Fragonard e Judy Chicago, René Magritte e Nan Goldin, Antoine Watteau e David Hockney, René Lalique ed Ettore Sottsass. Sono rare le mostre che si aprono sui primi bidet del Settecento per chiudersi sul letto connesso della designer olandese Hella Jongerius e i sex toy colorati di Matali Crasset

«Emily» (2010) di Evan Baden. © Evan Baden

Nella prima sala il visitatore si imbatte in un «bourdaloue», un vaso da notte dalla curiosa forma ovale, utilizzato esclusivamente dalle donne dell’alta società e, senza alcun pudore, in pubblico, che andò di moda durante i regni di Luigi XIV e di Luigi Filippo. Deve il suo nome a Louis Bourdaloue (1632-1704), l’abate della cappella reale noto per le sue lunghissime prediche, durante le quali qualche pausa diventava necessaria. L’igiene e l’intimità del gabinetto, ci dice il Mad, alla fin fine sono un’invenzione moderna. Le «chaises percées» d’epoca sono esposte accanto a moderni orinatoi e l’ultimo modello di wc della marca giapponese Toto. La mostra affronta il tema della donna intenta nella sua toeletta, seduta sul bordo della vasca da bagno o mentre si lava i capelli, tema caro agli impressionisti. Il Musée d’Orsay e il Petit Palais hanno tra l’altro prestato opere di Edgar Degas, Pierre Bonnard ed Edouard Vuillard. Una sezione è dedicata alla «chambre à coucher» (camera da letto), espressione che compare solo nel XVIII secolo. 

«Femme assise sur le bord d’une baignoire et s’épongeant le cou» (1880-95) di Edgar Degas. © Rmn-Grand Palais (Musée d’Orsay)/Hervé Lewandowski

Il museo presenta un’ampia selezione di volumi che hanno il letto per protagonista, diventando anche un luogo di vita per gli scrittori, da Marcel Proust a Michelle Perrot, da Georges Perec a Colette. L’intimità femminile si associa anche ad alcuni accessori di bellezza: «poudriers» (portacipria), specchi, rossetti, ovviamente profumi. Il clou della visita è l’allestimento nella navata del museo di 25 spettacolari poltrone, letti e sedie concepite da grandi designer, dagli anni Cinquanta ad oggi. Sono esposte due creazioni di Gaetano Pesce: il sofà dalla forme generose «La Mamma», della serie «Up» del 1969, e la poltrona «Feltri» del 1987, prodotta da Cassina. Il percorso affronta in chiusura il tema attuale dell’«intimità sotto sorveglianza»: come preservare la propria privacy nell’epoca dei profili Instagram, dei droni, della geolocalizzazione e del riconoscimento facciale?

Poltrona «La Mamma» (1969) di Gaetano Pesce. © Les Arts Décoratifs

Luana De Micco, 11 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Il Mad mette a nudo l’intimità | Luana De Micco

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