«Aerial view of a DC-4 passenger plane flying over midtown Manhattan, New York City, New York, 1939» di Margaret Bourke-White

© Margaret Bourke-White/The Life Picture Collection/Shutterstock

Image

«Aerial view of a DC-4 passenger plane flying over midtown Manhattan, New York City, New York, 1939» di Margaret Bourke-White

© Margaret Bourke-White/The Life Picture Collection/Shutterstock

I primati di Margaret Bourke-White da Camera

150 immagini di una delle grandi pioniere del fotogiornalismo del ’900 in mostra a Torino

Camera - Centro Italiano per la Fotografia inaugura per l’estate «Margaret Bourke-White. Lo sguardo dal tetto del mondo», una nuova esposizione dedicata alla grande fotografa americana. Dal 14 giugno al 6 ottobre la mostra, curata da Monica Poggi, riunisce circa 150 fotografie per narrare la vita e la carriera di Margaret Bourke-White (1904-71), dai primi progetti in ambito industriale ai reportage per «Life» e altre testate giornalistiche. 

Dopo le esposizioni che hanno visto protagoniste Eve Arnold e Dorothea Lange, Camera seleziona questa volta l’icona per eccellenza della fotografia al femminile, arricchendo così la serie di mostre dedicate alle grandi pioniere della fotografia. Considerata infatti una delle più importanti figure della fotografia del ’900, un titolo di cui la fotografa, conosciuta per la sua ambizione e la sua volontà continua di superarsi, sarebbe fiera, Bourke-White riportò numerosi primati: fu la prima fotografa straniera a entrare nell’Urss per documentare la vita e l’industria sotto il regime sovietico, la prima fotoreporter donna ad avere accesso ai campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale e la prima donna a essere pubblicata su «Fortune» e «Life».

Nata a New York, Bourke-White diede inizio alla sua vita professionale in Ohio, dove si distinse rapidamente per le sue fotografie architettoniche e industriali, le quali, nonostante la natura commerciale, erano estremamente artistiche e innovative. Presto però, decise di dedicarsi al fotogiornalismo. Da quel momento, la sua carriera esplose e, nel 1935, la sua immagine della diga di Fort Peck nel Montana fu scelta per la copertina della prima edizione di «Life». Negli anni successivi, Bourke-White documentò gli orrori della seconda guerra mondiale, le conseguenze dell’Apartheid in Sudafrica, la guerra di Corea, e i conflitti razziali negli Stati Uniti. Il suo ritratto di Gandhi, con cui la fotografa mantenne una relazione professionale per anni, è una delle immagini più popolari e conosciute del leader indiano. 

Il percorso espositivo di Camera illustra le varie tappe e successi della vita di Bourke-White, ne onora le elevate qualità tecniche, ma, soprattutto, ne evidenzia la capacità di dare voce all’esperienza umana. Ogni sua immagine racconta i cambiamenti e le trasformazioni dell’epoca, attraverso composizioni al contempo artistiche e narrative. Dalle fotografie dell’artista emerge anche il suo spirito indipendente e fiero, il suo senso dell’avventura e la sua tendenza a fare tutto il necessario per ottenere la migliore fotografia possibile, anche a discapito della sicurezza personale, offrendo un ritratto a tutto tondo di una delle più importanti figure del fotogiornalismo del secolo scorso. 

«Eskimo» (1937) di Margaret Bourke-White. © Margaret Bourke-White/The Life Picture Collection/Shutterstock

Anna Aglietta, 12 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

I primati di Margaret Bourke-White da Camera | Anna Aglietta

I primati di Margaret Bourke-White da Camera | Anna Aglietta