Il Markk-Museum am Rothenbaum Kulturen und Künste der Welt, il Museo etnologico, ha da poco inaugurato una mostra di opere del regno del Benin il cui obiettivo è illustrare al pubblico la storia e le origini dei pregevoli manufatti in bronzo, legno e avorio (ma comunemente raggruppati sotto la denominazione «Bronzi del Benin»), ripercorrerne l’arrivo ad Amburgo e i motivi per cui quest’anno torneranno in Nigeria.
I circa 170 pezzi allestiti in «Benin. La storia saccheggiata» spaziano da sculture commemorative di teste di re e rilievi incentrati su episodi del regno africano a gioielli in avorio e metallo e figure da altare, oltre a oggetti di uso quotidiano.
È la prima volta in oltre un secolo che la raccolta viene mostrata nella sua interezza. La mostra, come ha sottolineato Barbara Plankensteiner, direttrice del Markk, documenta il saccheggio del Palazzo Reale del Benin da parte degli inglesi nel 1897, anche con l’ausilio di foto dell’epoca. Molti degli oggetti della collezione di Amburgo possono essere riconducibili a quel raid, altri potrebbero invece provenire dalle città costiere o da altri centri dell’odierno Stato nigeriano di Edo.
La collezione del Benin di Amburgo è una delle più grandi in Germania; la più estesa, con circa 520 oggetti, è conservata nell’Ethnologisches Museum di Berlino. Anche il museo berlinese ha in programma di allestire, nell’Humboldt Forum, una mostra delle opere in suo possesso prima del loro ritorno in Nigeria. Il Governo tedesco e la Commissione nigeriana per i musei e i monumenti hanno firmato a ottobre un memorandum d’intesa che stabilisce un calendario per la restituzione. La durata della mostra amburghese dipenderà dalla data che verrà fissata per la restituzione.
A Benin City, intanto, si lavora all’erigendo Museo Edo di arte dell’Africa Occidentale progettato da David Adjaye in cui dovrebbero confluire i manufatti attualmente dispersi in circa 160 istituzioni e musei internazionali, dalla Svezia alla Nuova Zelanda. Inaugurazione nel 2025.