BonelliLAB a Canneto sull’Oglio, vicino Mantova, sorge all’interno di un ex fabbricato industriale (una volta vi si producevano bambole di alta qualità) dove ogni anno vengono ospitati ambiziosi percorsi d’arte contemporanea. Progetto della storica Galleria Giovanni Bonelli, che ha sede a Milano e a Pietrasanta, permette di sviluppare mostre dal carattere museale grazie alla grande disponibilità di spazio. Dal 26 maggio al 28 luglio, con opening il 25 maggio alle 18, è qui allestita la mostra «Le diable au corps» a cura di Daniele Capra e Massimo Mattioli.
Sono dodici gli artisti italiani e internazionali coinvolti, tutti nati tra gli anni Ottanta e Novanta: Sabrina Annaloro, Romina Bassu, Nicolò Bruno, Chiara Calore, Giulio Catelli, Nebojša Despotović, Olga Lepri, Paolo Pretolani, Adelisa Selimbašić, Davide Serpetti, Flaminia Veronesi e Maria Giovanna Zanella. Più di una cinquantina di opere, tra dipinti e disegni, raccontano desideri e pulsioni erotiche, sentimenti e istinti che recano indissolubilmente traccia della propria individualità e che si manifestano attraverso composizioni semplici ed esplicite o così stilizzate da apparire di non immediata lettura.Ogni artista ha indagato le tensioni più personali attraverso due distinti filoni: da una parte si è interpretato l’aspetto più terreno e più concreto del desiderio, dall’altra invece si è tradotto quello sguardo a lungo raggio che si dirige verso l'elemento attrattivo al di fuori del proprio dominio.
La rassegna prende avvio, a partire dal suo titolo, da un piccolo e affascinante libro, Le diable au corps, pubblicato nel 1923, di Raymond Radiguet autore prematuramente scomparso ad appena 20 anni, che racconta di una relazione proibita, e clandestina, fra due giovanissimi amanti durante la Prima guerra mondiale. La prosa nervosa e colorita del romanzo dai toni scandalistici (si pensi al periodo in cui uscì) pare rivivere negli spazi di BonelliLAB attraverso l’opera pittorica dei dodici autori. Daniele Capra specifica che «il romanzo è una sorta di contenitore emotivo, che ha avuto per noi e gli artisti la funzione di rendere esplicito un atteggiamento libero, anticonformista e di sfida, sia nei confronti del desiderio, del piacere, che della ricerca del corpo. Con alcuni artisti abbiamo discusso spesso delle vicende del libro, ma non vi sono rapporti diretti coi personaggi. Benché penso che alcune opere a quell’atteggiamento facciano inevitabilmente riferimento, tanto più perché la quasi totalità sono state realizzate proprio per la mostra».
Se Maria Giovanna Zanella trasla su tela un erotismo «potente», vissuto tra uomini che si amano carnalmente senza alcuna limitazione, Giulio Catelli accenna con pennellate delicate la fisionomia di ragazzi malinconici, nel fiore della loro giovane età, come immortalati da un obiettivo sfocato che ne osserva le pulsioni ammirandoli silenziosamente da lontano. Mentre le giovani donne di Romina Bassu indagano il piacere che proviene dai loro stessi corpi, le figure espressioniste e vagamente inquietanti di Nebojša Despotović, talentuoso pittore di Belgrado, manifestano con il loro piglio sicuro la consapevolezza di una propria, definita, identità. Proseguendo con le altre ricerche esposte, spunti casuali che provengono da internet, si tramutano in immagini ammiccanti, languidamente erotiche, che animano le scene, di matrice iperrealista, di Adelisa Selimbašić. I dipinti di Chiara Calore al contrario sono frutto di commistioni fantastiche, di difficile classificazione. Flaminia Veronesi dal canto suo trasla nelle sue opere la vibrante energia dei gesti e, con pennellata tremula, restituisce il pathos del tatto, quello pregno di desiderio. Sabrina Annaloro infine racchiude nelle sue composizioni riferimenti e citazioni, da Piero della Francesca a Leonardo, ricombinando e riattualizzando iconografie lontane come a ribadire che, nonostante tutto, desiderio, eros e tensioni che da essi derivano non hanno tempo né geografie e sono stati interpretati da sempre attraverso la mano, e lo sguardo, dell’uomo.