«Vertumnus. Portrait of Rudolf II» (2008) di Vik Muniz (particolare)

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«Vertumnus. Portrait of Rudolf II» (2008) di Vik Muniz (particolare)

Da Benappi i diamanti e il cioccolato riciclati da Muniz

L’unicità dell’artista brasiliano è frutto di tematiche differenti e sempre nuove sperimentazioni di materiali, che convergono in immagini tanto meno realistiche quanto più «ispirate dal pensiero»

Vik Muniz (San Paolo, 1961), artista brasiliano dal nutrito curriculum (ha rappresentato il suo Paese alla Biennale di Venezia del 2001), da anni è oggetto di attenzione per il processo che applica nella realizzazione delle sue opere in cui la macchina fotografica interviene solo come ultimo passaggio. Muniz aveva iniziato la sua carriera disegnando, dato da non tralasciare per apprezzarne pienamente la capacità nello stabilire proporzioni, misure, finitura e rapporti tra gli elementi che assembla per i suoi scatti. L’unicità della sua ricerca è frutto di tematiche differenti e sempre nuove sperimentazioni di materiali che convergono in immagini tanto meno realistiche quanto più «ispirate dal pensiero». 

Le grandi stampe visibili nella mostra personale a lui dedicata (sino al 9 novembre) presso la galleria Umberto Benappi arrivano da prestiti privati e dalla collezione di Gian Enzo Sperone. Nel percorso in galleria, curato da Chiara Massimello, spiccano due opere della serie «Pictures of Junk». Sfondo di queste immagini è la più grande discarica del mondo, Jardim Gramacho, alle porte di Rio de Janeiro, in cui migliaia di persone, i cosiddetti catadores, passano le giornate cercando oggetti riciclabili con cui sostentarsi. Con abilità istintiva, l’artista disegna e assembla dando forma a composizioni di ispirazione classica: «Leda e il Cigno, da Leonardo da Vinci» (2009) e «Vulcano che fabbrica le frecce ad Amore, da Alessandro Tiarini» (2006). Quest’ultimo lavoro, riferito al quadro del pittore bolognese Tiarini, rappresenta il giovane fuochista di spalle e il maturo Vulcano intento a costruire le frecce per il piccolo Cupido. I tre piani spaziali della tela originaria, metafora delle diverse età dell’uomo, costituiscono una composizione in cui ogni area è colma di oggetti di recupero. Per apprezzare la bravura di Muniz nell’utilizzo delle materie più disparate, sono allestite inoltre opere iconiche come la serie delle «9 Jackie» (2001) e l’autoritratto «Self portrait after Rembrandt» (2002), realizzate con sciroppo di cioccolato, che dialogano con i ritratti di Karl Marx e Marilyn Monroe, l’uno modellato con il caviale, l’altro con i diamanti, e con stampe in cui i puzzle diventano inserti tonali che si sostituiscono al pennello. Così il famoso «Vertumno» del pittore manierista Giuseppe Arcimboldo rivive sotto forma di un ritratto fatto di vari tasselli che tratteggiano un mezzo busto dai colori autunnali. 

Monica Trigona, 24 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Da Benappi i diamanti e il cioccolato riciclati da Muniz | Monica Trigona

Da Benappi i diamanti e il cioccolato riciclati da Muniz | Monica Trigona