«Archetype Of A 5 Star» (2018) di Jamea Richmond-Edwards, Rubell Museum (particolare)

© Jamea Richmond-Edwards

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«Archetype Of A 5 Star» (2018) di Jamea Richmond-Edwards, Rubell Museum (particolare)

© Jamea Richmond-Edwards

Collage di artisti afroamericani alla Phillips Collection

Una cinquantina di autori affermati ed emergenti hanno affidato a questa tecnica il racconto dell’identità nera negli Stati Uniti

La storia e l’identità della diaspora africana negli Stati Uniti sono un ricco e complesso collage di esperienze. Affidare a questo medium il racconto di quella complessità appare allora naturale e sono infatti molti gli artisti afroamericani che hanno esplorato le possibilità espressive del collage. Lo racconta una mostra dal titolo «Multiplicity: Blackness in Contemporary American Collage» in programma dal 6 luglio al 22 settembre nella Phillips Collection

Con oltre 50 opere di 49 artisti distribuite su tre piani e due edifici del museo d’arte moderna più antico del Paese, la presentazione è la prima grande mostra museale a concentrarsi sul collage contemporaneo in relazione all’esperienza afroamericana. La mostra riunisce un gruppo di artisti di generazioni diverse, spaziando da icone come Kerry James Marshall, Mark Bradford, Lauren Halsey, Rashid Johnson, Howardena Pindell, Lorna Simpson a voci emergenti come Jamea Richmond-Edwards e Devan Shimoyama, passando per i nomi che dominano la scena contemporanea come Wangechi Mutu, Derrick Adams, Kara Walker, Nina Chanel Abney, Ebony G. Patterson e Mickalene Thomas. Per alcuni il collage è il mezzo prescelto, per altri un altro pezzo di un altro collage, quello di pratiche che si muovono tra linguaggi diversi. 

La mostra presenta infatti il collage non solo come mezzo ma anche come contenuto, in quanto scelto per rappresentare un’identità afroamericana che è il risultato di sovrapposizioni, accostamenti, imposizioni, frammentazioni. Proprio come in un collage materiali diversi, di diverse provenienze e con diverse funzioni si incontrano per creare una singola immagine, così diverse culture, influenze, tradizioni e usi si incontrano nella creazione delle soggettività afroamericane. La mostra vuole sottolineare che l’identità nera negli Stati Uniti è tutt’altro che monolitica, come spesso viene rappresentata semplificando, bensì molteplice e sfaccettata. «La mostra afferma che il collage è parallelo al modo in cui l’identità viene costruita, con una moltitudine di elementi che creano un tutto unico, spiega Adrienne L. Childs, senior consulting curator della Phillips Collection e curatrice della mostra. Il processo di fusione tra forma e contenuto è un’appropriata rappresentazione della vita “nera”. Gli artisti creano opere sfaccettate utilizzando significativamente oggetti della loro vita che riflettono le loro esperienze e preoccupazioni». A carta, fotografie, tessuti e altri materiali di recupero è affidato il compito di creare una storia tanto personale quanto collettiva di ibridità culturale e fluidità. Insieme, le opere in mostra compongono un’intricata immagine dell’esperienza «nera» negli Stati Uniti, invitando a riflettere sui significati di quell’esperienza ieri, oggi e domani.

«Headdress 61» (2023) di Helina Metaferia. Cortesia dell’artista. © Helina Metaferia

Maurita Cardone, 04 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

Collage di artisti afroamericani alla Phillips Collection | Maurita Cardone

Collage di artisti afroamericani alla Phillips Collection | Maurita Cardone