Per la prima volta la Danimarca sceglie un fotografo per il suo Padiglione nazionale alla Biennale di Venezia, e non è l’unica novità: l’artista in questione proviene dalla Groenlandia, territorio attualmente autonomo, controllato dalla Danimarca per più di due secoli. Si tratta di Innuteq Storch, nel cui lavoro porta alla ribalta opere groenlandesi di oltre un secolo fa. «La mia missione, spiega, è quella di rappresentare l’identità della Groenlandia dal punto di vista di un groenlandese, modificandone la percezione prevalente».
La mostra per il Padiglione alla Biennale di Venezia, «Rise of the Sunken Sun», presenta progetti tra cui «Mirrored», serie del primo fotografo professionista della Groenlandia, John Møller, risalente all’inizio del XX secolo. Accanto a tali opere nuovi lavori come nuova serie, «Soon Will Summer be Over», che documenta le tracce del colonialismo a Qaanaaq, nel nord della Groenlandia, e l’impatto della crisi climatica sulla vita quotidiana. «La mostra documenta inoltre la profonda relazione della comunità locale con i propri archivi e la propria storia», afferma Louise Wolthers, curatrice del padiglione.
Non mancano sottili riferimenti culturali e politici all’indipendenza della Groenlandia, come ad esempio le parole Kalaallit Nunaat, il termine groenlandese per indicare la Groenlandia, scritto in plexiglass sulla facciata del Padiglione. Questa giocosa politicizzazione si addice a una Biennale di per sé avvolta dalla storia coloniale. Per Wolthers la mostra offre infatti l’opportunità di porre l’identità indigena groenlandese al centro della scena internazionale, anche se Storch «fa parte di una generazione di artisti più giovani per i quali, il passato coloniale è ancora presente, ma non è l’unica sfida in corso», conclude la curatrice.
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