«Stranieri Ovunque» di Claire Fontaine

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«Stranieri Ovunque» di Claire Fontaine

BIENNALE ARTE 2024 | Gli effetti sul mercato. Bilanci e aspettative

Da Anna Maria Maiolino a Greta Schödl a Claire Fontaine, ecco gli artisti che potrebbero decollare in Laguna. Scarseggia l’ultracontemporaneo. Record di artisti deceduti: 177 su 322. E i Leoni d’Oro del 2022? All’asta è andata meglio Simone Leigh, peggio Sonia Boyce

Biennale e mercato, un rapporto ambiguo, ma quanto mai consolidato. Condurre i propri paladini sul red carpet lagunare può incidere in maniera assai significativa sulle quotazioni. Nel 2022 Simone Leigh, in quota Matthew Marks, vincitrice del Leone d’Oro come miglior artista, ha immediatamente monetizzato il suo premio. E il 19 maggio 2022 da Sotheby’s a New York, «Birmingham», una testina in terracotta è stata pagata 2,1 milioni di dollari, quando solo qualche mese prima si poteva acquistare intorno ai 250 mila. Decisamente meno spettacolare l’andamento dell’altro Leone d’Oro Sonia Boyce che sempre nel 2022 ha consentito alla Gran Bretagna di vincere il premio come miglior padiglione nazionale. Il suo lavoro concettuale e multimediale in asta non ha mai superato i 25mila euro, ma nel 2023 è arrivata la chiamata di Hauser & Wirth, che condivide la gestione dell’artista inglese con la piccola, ma coriacea Apalazzo di Brescia. La galleria zurighese gestisce anche il mercato di Anna Maria Maiolino in collaborazione con Raffaella Cortese che l’ha scoperta in tempi non sospetti. L’artista italo-brasiliana vincitrice del Leone d’Oro alla carriera sarà uno dei simboli di «Stranieri Ovunque», la Biennale curata dal brasiliano Adriano Pedrosa che aprirà i battenti tra pochi giorni. I listini per Maiolino sono ancora assai favorevoli, ma il 2024 si è aperto con un’aggiudicazione tambureggiante e la sua immagine fotografica più famosa, «Por um filo», con tre donne di generazioni diverse legate da un unico filo, si è imposta da Sotheby’s a New York per 35mila dollari. Occhi puntati anche sull’altro Leone d’Oro alla carriera consegnato all’artista turca Nil Yalter, pioniera del movimento femminista. Nonostante i suoi ottantasei anni, è rimasta sempre defilata e per il mercato rappresenta una novità assoluta, tanto che in asta i prezzi non hanno mai raggiunto nemmeno i 10 mila euro. Lei, in un’intervista concessa al «Giornale dell’Arte» ha consigliato ai giovani di stare lontani dalle gallerie commerciali, esattamente l’opposto di quello che fanno. A dire il vero, Nil non ha mai avuto grandi tentazioni e attualmente viene trattata dalla Ab-Abnar di Londra con origini iraniane che frequenta abitualmente Artissima. Tuttavia, non è affatto detto che nei frenetici scambi di questi mesi l’artista allarghi gli orizzonti.

Di tutto si potrà dire sulle scelte di Pedrosa salvo che abbia privilegiato le major. Questa volta sono così tanti gli outsider sconosciuti ai più, che la sessantesima Biennale diventerà l’occasione per fare shopping a buon mercato con molti artisti smaniosi di accasarsi. Ci sarà anche un gran movimento tra gli eredi visto che il numero dei deceduti nella mostra principale proposta ai Giardini e all’Arsenale ha raggiunto il numero record di 177, a dimostrazione che le ricerche d’archivio sono molto superiori rispetto all’indagine sui nuovi talenti ribaltando così, non senza rischi, gli obiettivi della manifestazione lagunare. Sono ben quaranta gli artisti italiani presenti a Venezia che si sono trasferiti all’estero o hanno trascorso periodi più o meno lunghi fuori dai confini nazionali. Tra questi la gran parte è scomparsa in un percorso che spazia da Costantino Nivola a Filippo de Pisis (nel grande gioco dei ripescaggi è diventato un fiore all’occhiello di P420 che in Biennale ha piazzato anche il ceramista camerunense Victor Fotso Nye, vincitore nel 2021 del concorso Artigiano del Cuore); da Gino Severini a Aligi Sassu; da Mario Tozzi a Gianni Bertini a Domenico Gnoli. Quest’ultimo, morto nel 1970, trattato da Luxembourg + Co di Londra ha perso il momento magico di qualche anno fa e nemmeno la grande mostra del 2022 alla Fondazione Prada gli ha ridato lo slancio auspicato: il 20 ottobre scorso da Christie’s a Parigi «Giro di collo 15½» del 1966 ha fatto fermare il martello del banditore a 2,1 milioni di euro, circa la metà del prezzo che avrebbe spuntato nel 2015. Tra gli artisti viventi, il parterre è molto variegato con talune scelte che hanno un significato prevalentemente memorialistico, come nel caso dell’italo-brasiliana Maria Bonomi, interprete di una grafica accademica, o di Esther Pilone, nata a Cuneo nel 1920 di cui si sono perse le tracce negli anni Novanta dopo che si era espressa attraverso una ricerca pittorica di carattere informale.

Tra i recuperi improbabili c’è anche Umberto Giangrandi, emigrato in Colombia che, non si sa come, ha persino un’opera nei depositi del MoMA di New York, oltre a Paolo Gasparini, un non trascurabile fotografo neorealista novantenne che da Gorizia è finito a Caracas trattato dallo Studio Faganel della sua città natale che lo propone a partire da 2mila euro. Molti i «giovani» novantenni in Biennale e in questo ambito spicca Simone Forti che da Firenze si è trasferita negli Stati Uniti diventando protagonista della danza performativa e, non a caso, lo scorso anno la Biennale Danze le ha assegnato il Leone d’Oro alla carriera. Celebrata di recente da una personale al MoCA di Los Angeles, i suoi video sulla relazione tra movimento e suono sono ormai oggetti di culto che trovano ampi consensi sul fronte del collezionismo curato da Raffaella Cortese, che di Forti è il punto di riferimento (lo spazio milanese ha fatto l’en plein e oltre all’artista fiorentina e Anna Maria Maiolino, a Venezia sono presenti altri due rappresentanti della sua scuderia, Yael Bartana e Gabrielle Goliath). Insieme alla ventinovenne romana Agnes Questionmark (vive a New York) con le sue ibridazioni tra umano e animale (si definisce un’artista transmediale e transpecies), la passerella veneziana include anche la trentanovenne Giulia Andreani, nata a Mestr, ma di formazione parigina. La sua pittura memorialistica, non priva di una dimensione favolistica che sembra trovare ispirazione nelle opere di Illja ed Emilia Kabakov e di Gian Marco Montesano, potrebbe acquisire nuovi follower. La sua prima mostra personale in Italia ha chiuso i battenti il 10 marzo nello spazio della Collezione Maramotti suscitando lo sguardo interessato di Max Hetzler, la sua galleria tedesca. Del resto, i prezzi si sono rafforzati e il 16 giugno 2022 da Piasa di Parigi un suo dipinto di due anni prima è passato da una stima di 2-3mila euro a un prezzo finale di 19.500 euro.

Rimanendo tra l’Italia e la Francia, va segnalata Claire Fontaine che si definisce un’artista collettiva (nasce dal duo formato da Fulvia Carnevale e James Thornhill) di formazione parigina, ma con studio a Palermo. È proprio Claire Fontaine ad aver ispirato il titolo della Biennale con una serie di sculture al neon colorate che riportano la scritta «Stranieri Ovunque», esposte lo scorso anno dalla sua galleria Mennour di Parigi, che la rappresenta insieme alla romana T293. In asta i neon sono disponibili anche al di sotto dei 10mila euro, ma è molto probabile che con la Biennale i listini vengano ritoccati. La lettura intimista di una ricerca femminile riconosciuta tardivamente è una delle linee guida della Biennale e in questo ambito si rintracciano le rigorose astrazioni della cubana Carmen Herrera, ma americana d’adozione, scomparsa nel 2022 a 106 anni dopo essere stata riconosciuta solo dagli anni Duemila (la trattano Lisson di Londra e Berggruen di San Francisco) e aver avuto la soddisfazione di una personale al MoMA nel 2020, un anno dopo il suo record d’asta stabilito il primo marzo 2019 da Sotheby’s a New York, quando «Blanco y Verde», un suo dipinto del 1966-67, ha cambiato proprietario per 2,9 milioni di dollari. Scomparsa nel 2021 a 96 anni, anche la saggista e poetessa libanese Etel Adnan è diventata un’icona e i paesaggi costruiti con pochi segni essenziali dal 2019 a oggi hanno triplicato il prezzo: il 6 marzo da Sotheby’s a New York «Senza titolo», un dipinto del 1970 ha cambiato proprietario per la cifra record di 444mila sterline, il doppio delle previsioni. A gestire l’estate è Lelong di Parigi, ma Etel è seguita con cura anche da White Cube di Londra e da Continua di San Gimignano dove difficilmente i suoi acquerelli di piccola dimensione si trovano al di sotto dei 50mila euro.

Tra le grandi signore dell’arte chi ha ancora molta strada da fare è Greta Schödl, interprete di una pittura-scrittura che contiene tracce di natura e testimonianze autobiografiche. Nata a Hollabrunn in Austria, ma bolognese d’adozione, ha ancora quotazioni assai accessibili, spesso inferiori ai 10mila euro e in questo caso la Biennale potrebbe consentirle di fare il salto dietro alla regia delle sue gallerie Richard Saltoun di Londra (recentemente ha aperto una nuova sede a Roma) e Labs di Bologna.

Quanto all’ultracontemporaneo, in Laguna non sembra di gran moda e sono rare le presenze dei giovanissimi che hanno fatto faville tra il 2021 e la prima metà del 2023 salvo poi ammainare le vele. Tra questi compare il trentunenne americano Louis Fratino, presente nella squadra del berlinese Neu e della newyorkese Sikkema Jenkins. Tra Pablo Picasso e Sandro Chia, la sua figurazione ha trovato un immediato consenso da parte del mercato che è arrivato a pagarlo nel 2022 anche 700mila euro. Ma il 2024 si è aperto al ribasso e il 13 marzo da Christie’s a New York «Asleep on Laundry (Addormentato sul bucato)» è rimasto invenduto non raggiungendo i 60mila dollari della stima minima. Solo quindici mesi fa avrebbe superato d’un balzo i 200mila dollari. Doping permettendo, per scoprire quali sono gli effetti della Biennale sul mercato non bisognerà attendere molto. A giugno i primi risultati arriveranno da Art Basel.

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«Stranieri ovunque», di Claire Fontaine

Alberto Fiz, 03 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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