Giuseppe De Nittis, «Un angolo di Place de la Concorde a Parigi», 1880 olio su tela, 43,5 x 52 cm, Collezione privata, courtesy Galleria Bottegantica - Milano

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Giuseppe De Nittis, «Un angolo di Place de la Concorde a Parigi», 1880 olio su tela, 43,5 x 52 cm, Collezione privata, courtesy Galleria Bottegantica - Milano

Alla conquista di Parigi

I fitti legami tra gli artisti meridionali e la capitale francese

La mostra «Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo» allestita alle Gallerie d’Italia-Palazzo Zevallos Stigliano dal 6 dicembre all’8 aprile e curata da Fernando Mazzocca e da chi scrive, ricostruisce la fitta trama di relazioni e di interessi intercorsi tra gli artisti meridionali e Parigi, prendendo in esame un panorama articolato di presenze napoletane, dal 1855 fino alla fine del secolo, segnate da una nuova consapevolezza delle richieste del mercato internazionale.

Il primo a trasferirsi nella capitale dal 1845 fu Giuseppe Palizzi, entrando in contatto diretto con la scuola di Barbizon («Autoritratto nella foresta di Fontainebleau»), ma molti altri sentono la necessità di un viaggio d’istruzione, richiamati dall’attrazione delle grandi manifestazioni delle Esposizioni Universali di Parigi tenute nel 1855, nel 1867 e nel 1878, che offrirono un contributo impareggiabile agli scambi culturali e commerciali in Europa. Domenico Morelli prende parte all’Esposizione Universale del 1867 («Il bagno pompeiano») insieme a una schiera di allievi, da Toma («Il tribunale rigoroso del Sant’Uffizio») a Tofano («La monacazione di Maria Spinelli»), dando slancio all’affermazione della pittura del Verismo storico.

La presenza più importante, sottolineata in mostra da una trentina di opere, resta quella di Giuseppe De Nittis, capace di registrare meglio di chiunque altro l’inquietudine della città moderna («Le corse ad Auteuil» oppure «Un angolo di place de la Concorde»). Nel 1869 sposa la scrittrice Léontine Gruvelle e la loro dimora si trasforma in un salotto artistico e letterario frequentato, tra gli altri, da Mancini e Gemito (quest’ultimo chiude la mostra con una sezione nella quale sono esposti numerosi ritratti in terracotta, da Francesco Paolo Michetti» a «Domenico Morelli» a «Giuseppe Verdi», e bronzi), che entrano in contatto con gli Impressionisti.

Parigi è il luogo di eccellenza dei mercanti internazionali, da Stewart a Reitlinger alla Maison Goupil che ha nella capitale la sede principale. Gli artisti sono allettati dalla sottoscrizione di un contratto in esclusiva offerto da Goupil e molti lavorano per lui, da De Nittis a Federico Rossano il cui dipinto «Fiera dei buoi a Capodichino» è acquistato per 5mila franchi. Mentre Gemito stringe amicizia con Meissonnier, diventando celebre col bronzo del «Pescatoriello» (eccezionale prestito del Museo del Bargello di Firenze) fuso con l’antica tecnica della cera persa, Mancini realizza per Goupil diversi soggetti di saltimbanchi, ispirati al circo Guillaume. Si contano altri artisti al suo servizio, da Michetti a Di Chirico, da Dalbono a Campriani a Tofano che col suo dipinto «Enfin... Seuls» seppe cogliere, nel carattere intimistico e ricercato di un incontro amoroso, l’attenzione del moderno gusto francese.

Il catalogo della mostra è pubblicato da Sagep.

Giuseppe De Nittis, «Un angolo di Place de la Concorde a Parigi», 1880 olio su tela, 43,5 x 52 cm, Collezione privata, courtesy Galleria Bottegantica - Milano

Luisa Martorelli, 06 dicembre 2017 | © Riproduzione riservata

Alla conquista di Parigi | Luisa Martorelli

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