«Copenhagen» (2017) di Rober Longo

© Robert Longo 2017

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«Copenhagen» (2017) di Rober Longo

© Robert Longo 2017

All’Albertina Robert Longo ruba le immagini

Nel museo viennese un centinaio di grandi disegni in bianco e nero che l’artista americano ha realizzato basandosi su fotografie altrui

«In quanto artista sento il dovere morale di preservare le immagini della distopia del nostro presente, nella speranza che un giorno qualcosa cambi». Innegabilmente Robert Longo, nato a Brooklyn 71 anni fa, è entrato nell’immaginario collettivo come acuto osservatore della realtà sia sociale sia politica ed è un protagonista assoluto di oltre quattro decenni di sviluppi non solo statunitensi. Dalla problematica diffusione delle armi negli Stai Uniti al diritto all’aborto, dall’avvento di Donald Trump alle proteste di Black Lives Matters, Longo ha continuato senza sosta a proporre temi incisivi quanto divisivi: «Fare arte è di per sé un atto politico. Io metto la gente di fronte a certe immagini e facendolo chiedo: tu che cosa ne pensi? E che cosa pensi di fare?». 

Sin dall’ultimo scorcio degli anni ’70 prese a confrontarsi in modo critico con i mezzi di comunicazione di massa, con il boom immobiliare, la cultura yuppie, la diffusione della droga e le disuguaglianze sociali che stavano per caratterizzare la New York neoliberale dell’era Reagan. La sua serie «Men in the Cities» lo impose all’attenzione di pubblico e critica: a 28 anni ebbe la sua prima personale. Nel tempo Longo si è dedicato anche al cinema, alla televisione, alla produzione di video musicali per band di primo piano e alla musica. Ma come principale mezzo espressivo è rimasto fedele al bianco e nero dei suoi grandi disegni realizzati sulla base di scatti altrui. Soprattutto ad essi è dedicata la mostra di un centinaio di opere, che l’Albertina propone dal 4 settembre al 26 gennaio 2025

«È dalla metà degli anni ’90 che Longo ha gettato le basi della sua maggiore produzione, spiega la curatrice Elsy Lahner. Si era prefissato di realizzare un disegno al giorno per documentare la realtà quotidiana tramite persone e fatti che lo colpivano: un bambino, uno sportivo, una foto di giornale, scene di strada, immagini pubblicitarie, brani di film...». È nato così nel 1995 il ciclo «Magellano»: 366 disegni (con un «bonus per gli anni bisestili») realizzati a pennarello, carboncino e grafite: «È stata una sorta di vocabolario del linguaggio artistico che sarebbe seguito, in cui la drammaturgia e la composizione di un’opera svolgono sempre un ruolo cardine e mirano a coinvolgere emotivamente l’osservatore». Un approccio con una forte connotazione epica e orientato al cinema: «Le sue opere fissano momenti di grande emozione e tensione. Uno dei suoi lavori più toccanti è “Senza titolo. Canotto in mare” del 2017, in cui raffigura un gommone in alto mare, sovraccarico di persone. Lo sguardo dell’osservatore è alla stessa altezza dell’imbarcazione, è per così dire parte dell’azione. Negli ultimi anni ci siamo abituati e quasi assuefatti a immagini di migranti che cercano di raggiungere coste amiche, ma la prospettiva scelta da Longo e l’ampiezza dell’opera ci costringono a guardare con attenzione, anche grazie alla trasformazione dell’immagine originale in disegno: la teatralità del bianco e nero, i giochi di luce e ombra accentuano l’atmosfera drammatica». 

La scelta operata da Elsy Lahner con l’attiva collaborazione dell’artista attraversa tutte le fasi salienti della sua evoluzione artistica, da «Men in the cities» (1979-82) a «Bodyhammers» (1993), dal ciclo dedicato alla casa viennese di Freud (primi anni 2000) alla serie «God Machines» (2008-11) dedicata alle religioni monoteiste, da «The Destroyer Cycle» (2017), su eventi capitali della storia mondiale, a numerose rielaborazioni di opere dell’Espressionismo astratto. Importanti prestiti sono venuti da Siegfried e Jutta Weishaupt, al momento i maggiori collezionisti di Longo, mentre come ormai spesso accade, determinante è stato il supporto della Galleria Ropac e della Pace Gallery, che rappresentano l’artista.

La mostra si trasferirà al Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk dal 10 aprile al 31 agosto 2025. Dal 28 settembre al 9 febbraio 2025 l’Albertina ospita anche la mostra «Chagall».

«Untitled (Nagasaki, B)» (2003) di Robert Longo, collezione Siegfried e Jutta Weishaupt. © Robert Longo/Bildrecht, Vienna 2024. Foto: Robert Longo Studio

Flavia Foradini, 02 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

All’Albertina Robert Longo ruba le immagini | Flavia Foradini

All’Albertina Robert Longo ruba le immagini | Flavia Foradini