Giorgio Vasari, in Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori scritto nel 1550, si rammaricava del «davvero infelice» destino di Piero della Francesca (circa 1415/20-92), «defraudato dell’onor che si deve alle sue fatiche». Molti dei «bei dipinti» dell’artista del primo Rinascimento andarono distrutti nelle guerre di Urbino, nella ristrutturazione del Palazzo Ducale di Ferrara e nel rinnovamento (a opera di Raffaello) degli appartamenti papali in Roma. Tuttavia, la sua grande reputazione durò per svariati secoli.
Riscoperto a metà del XIX secolo da trendsetter britannici, poi da una successione di artisti moderni (Degas e Balthus si recarono entrambi in pellegrinaggio ad ammirare gli affreschi nella Basilica di San Francesco in Arezzo), Piero della Francesca sembra avere oggi avverato la convinzione del Vasari che il «tempo, il quale si dice padre della verità o tardi o per tempo manifesta il vero». Le poche opere spostabili sopravvissute, da lui realizzate, sono diventate icone dei musei europei e americani che le posseggono e vengono mosse raramente.
Con appena undici pezzi, il Museo di Stato dell’Ermitage di San Pietroburgo ospita dal 6 dicembre all’11 marzo la più grande mostra mai tenutasi sull’opera di Piero della Francesca, dice la curatrice, Irina Artemieva. Un paio di esposizioni mirate alla Frick Collection di New York nel 2013 e al Metropolitan Museum of Art nel 2014 comprendevano rispettivamente sette e quattro opere. La mostra del 2007 su Piero e le corti italiane ad Arezzo presentava sei dipinti del maestro, sebbene il museo avesse il vantaggio della vicinanza con gli inamovibili affreschi nella basilica cittadina, oltre che a Monterchi e Sansepolcro, la città natale di Piero in Toscana.
«Al mondo ci sono circa 20 opere che in teoria potrebbero essere spostate», spiega la Artemieva. Come risultato di una tale scarsità «tutte le trattative sono state estremamente complicate» per i prestiti all’Ermitage, che non possiede opere di Piero della Francesca nella sua collezione. Gli Uffizi di Firenze hanno rifiutato una richiesta per i suoi famosi ritratti del duca e della duchessa di Urbino per ragioni di conservazione. Dopo animate discussioni politiche a Sansepolcro sul polittico della «Madonna della Misericordia», «all’ultimo momento non siamo riusciti ad averlo», afferma la Artemieva. Tuttavia, due frammenti d’affresco arriveranno dal Museo Civico di Sansepolcro: «San Giuliano» (1455 ca) e «San Ludovico» (1460).
Il prestito del pannello dell’«Annunciazione» del Polittico di sant’Antonio (1467-69) dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia è stato confermato soltanto lo scorso novembre. L’«Annunciazione» costituirà il pezzo centrale della mostra, «perché rappresenta un nucleo di tutte le innovazioni [di Piero], l’architettura nelle sue composizioni e i risultati da lui raggiunti nella prospettiva», prosegue la Artemieva.
Organizzata in ordine cronologico in una delle sale di stato del Palazzo d’Inverno, la mostra si apre con la «Madonna e Bambino» (1435 ca) che si credeva perduta prima che facesse la sua ricomparsa in una collezione privata cilena nel 2007. Ci saranno i ritratti di profilo di «Sigismondo Malatesta» (1450 ca) dal Louvre e un ragazzo, probabilmente Guidobaldo Montefeltro (1483 ca), dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. L’attribuzione di quest’ultima opera è stata in passato oggetto di dibattito; «tuttavia, chiarisce la Artemieva, la mostra comprende solo “le sue opere assolutamente autentiche, senza alcun sospetto di partecipazione dei suoi aiuti».
Verranno riuniti tre pannelli dalla pala d’altare di sant’Agostino (1465 ca), normalmente dispersi tra Londra, Lisbona e Milano. A testimonianza della collaborazione in atto tra l’Ermitage e istituzioni italiane, è garantita la presenza di «San Girolamo e un devoto» (1460-64 ca) dell’Accademia di Venezia e la «Madonna di Senigallia» (1470-80) della Galleria Nazionale di Urbino.
In assenza dei celebri, ma inamovibili, affreschi, il museo proietterà un nuovo film su di essi prodotto dalla Rai. La mostra sarà anche un rara occasione per rendere pubblici quattro manoscritti di Piero della Francesca conservati in diversi archivi italiani, che i visitatori avranno la possibilità di sfogliare pagina per pagina su schermi digitali.
Se Piero gode di uno status mitico tra gli studiosi angloamericani e italiani, l’Ermitage si augura che la mostra possa elevarne il profilo anche in Russia. «La gente conosce le opere del Rinascimento italiano, ma Piero della Francesca è ancora una figura sostanzialmente sconosciuta al nostro pubblico, spiega la Artemieva. Stiamo cercando di dare alla gente un’idea articolata su di lui come artista». Sponsor la compagnia petrolifera russa Rosneft e Intesa Sanpaolo. Per l'ente italiano è una delle prime tappe previste dalla partnership triennale con il museo russo. «La mostra che inaugura oggi rappresenta un grande omaggio all'arte italiana e al Rinascimento e, al tempo stesso, uno dei tasselli fondamentali dell’accordo che nei prossimi tre anni permetterà alle due istituzioni di realizzare progetti espositivi unici», ha dichiarato Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia.