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Gio Ponti

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Gio Ponti

Il prolifico rapporto di Gio Ponti con la ceramica

Riordino sistematico dell’intero corpus delle ceramiche disegnate per la Richard-Ginori

Valeria Tassinari

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Un repertorio immaginifico di forme e figure, un viaggio dello sguardo tra oggetti d’uso desiderabili e possibili, aristocratici o quotidiani, sofisticati o fiabeschi. Il lungo e prolifico rapporto di Gio Ponti con la ceramica trova ampio spazio in un volume che dimostra senza possibilità di dubbio che, quando la decorazione vola in alto, le arti applicate raggiungono vertici di bellezza fuori dal tempo.

Meno celebrata della sua attività di architetto, ma certamente non meno nota, apprezzata da un collezionismo internazionale che l’ha portata a quotazioni importanti, la produzione ceramica ideata da Gio Ponti è, infatti, la dimostrazione di un accordo sublime tra cultura, immaginazione, coraggio, tecnica e industria, ed esprime pienamente la sapienza di un made in Italy nato nel primo Novecento, che oggi è ancora in grado di stupirci e indicarci una strada.

Promosso dall’Associazione Amici di Doccia, il progetto editoriale dedicato alla pubblicazione del catalogo completo delle opere di Gio Ponti al Museo di Doccia, propone il primo riordino sistematico dell’intero corpus delle ceramiche disegnate per la Richard-Ginori nel periodo in cui fu direttore artistico dal 1923 al 1933.

Grazie allo spoglio del carteggio e della documentazione d’archivio del museo (disegni, cataloghi, tariffari, riviste) in parte riprodotti, il volume ricostruisce filologicamente la cronologia e le fonti d’ispirazione dei soggetti, dei decori e delle forme, restituendo l’estrema varietà delle invenzioni e l’ampiezza dei riferimenti culturali che attingono liberamente dalle arti, dalla letteratura, dal folclore, dalle leggende e dalla quotidianità di diverse epoche storiche.

Inseguendo un’immaginazione fervida e spregiudicata, seppur disciplinata da un gusto raffinato, tradotto dalla sapienza tecnica dei decoratori della Manifattura, Ponti si rivela curioso, ironico, anticonformista. Vasi, ciotole, piatti, ma anche fermacarte, posacenere, statuine, cineserie mostrano, infatti, la sua apertura a fonti d’ispirazione che spaziano dalla rilettura di tipologie archeologiche al cinema d’avanguardia, dalla semplificazione minimale alla citazione Rococò, dalla narrazione mitica all’illustrazione della vita moderna.

Le pagine illustrate del libro ci portano dentro le forme concepite come spazi da abitare, dove si susseguono ricercate prospettive di sapore metafisico e piccoli angeli dalle ali dorate, affusolate figure dagli occhi a mandorla e sirene, fioriture primaverili e lavori nei campi, acrobazie circensi e trionfi romani, animaletti e simboli arcani. E, tra tanto oro, bianco e blu, alternati ai colori teneri e brillanti della primavera, appare persino una donna tagliata in quattro pezzi, inquietante evocazione surreale, dipinta su una piattella dal fondo rosso corallo.

A guidarci nell’interpretazione dell’iconografia e della storia degli oggetti contribuiscono le schede delle curatrici Livia Frescobaldi, Olivia Rucellai e Maria Teresa Giovannini, integralmente tradotti in inglese. Preziosi per gli appassionati e i collezionisti anche il glossario e l’indice dei decori che completano l’opera, facendone un utile strumento di studio e d’ispirazione.

Gio Ponti. La collezione del Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, a cura di Livia Frescobaldi, Maria Teresa Giovannini e Olivia Rucellai, edizione bilingue, traduzione in inglese di Anna Moore Valeri,
539 pp., ill., Maretti, Imola 2019, € 100,00

Valeria Tassinari, 19 aprile 2020 | © Riproduzione riservata

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