Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliÈ improvvisamente mancato il 26 gennaio Giuliano Gori (Prato, 1930). Avvicinatosi all’arte durante l’adolescenza visitando casualmente lo studio del pittore Diego Fanciullacci, l’imprenditore tessile (tra i più importanti fornitori italiani per l’industria della moda e del cinema) iniziò l’attività collezionistica già negli anni ’50, epoca alla quale risale la raccolta detta storica. Da sempre interessato alla pervasività dei linguaggi contemporanei e alla strutturazione di un rapporto diretto con gli artisti, Gori rimarrà però inscindibilmente legato nella memoria del mondo dell’arte alla seicentesca Fattoria di Celle di Santomato di Pistoia, che acquistò negli anni ’70 creando tra i primi nel mondo un parco dedicato alla scultura e all’installazione contemporanea, aperto al pubblico il 12 giugno 1982.
Le opere appositamente realizzate per Celle, inizialmente 18 (firmate tra gli altri da Dani Karavan, Fausto Melotti, Robert Morris, Dennis Oppenheim, Anne e Patrick Poirier, Richard Serra, Mauro Staccioli, Luciano Fabro, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone e Michelangelo Pistoletto) giunsero a oltre 80 nel 2022, disseminate tra i 3mila metri quadrati degli edifici storici e i circa 45 ettari esterni, suddivisi tra parco romantico e oliveto. Tra gli artisti attualmente presenti nella collezione di Celle appaiono anche Daniel Buren, Alberto Burri, Enrico Castellani, Loris Cecchini, Nicola De Maria, Anselm Kiefer, Joseph Kosuth, Sol LeWitt, Richard Long, Eliseo Mattiacci, Nunzio, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Beverly Pepper, Jaume Plensa.
Con una scelta che lo pose tra i pionieri dell’arte ambientale, dal 1981 Gori decise, ispirandosi al Museo di Arte Catalana di Barcellona, non solo di collezionare, ma anche di commissionare nuove opere, anticipando i concetti di «residenza d’artista» e site-specific e promuovendo interamente le realizzazioni purché rispondessero a precisi requisiti di specificità-inamovibilità, rispetto per gli elementi naturali e le caratteristiche del parco e durabilità nel tempo. A differenza infatti di analoghe esperienze come Documenta a Kassel nel 1977 o la Biennale di Venezia del 1978, nate sotto il segno della temporaneità e quindi caratterizzate da opere e installazioni realizzate in materiali spesso precari, nel progetto lanciato da Gori, poi divenuto punto di riferimento internazionale, gli artisti erano chiamati a realizzare opere permanenti che interpretavano lo spazio come parte integrante e non semplice contenitore.
«Per diversi artisti è stata un’occasione per ritrovare legami con la storia e la cultura della nostra regione. Numerose opere infatti nascono come omaggi a personaggi quali Leonardo, Galileo e anche al patrimonio artistico-monumentale toscano» ebbe occasione di dichiarare Gori. «Quindi dietro agli interventi esiste una seria indagine del luogo che fa sì che le opere non potrebbero essere trasferite in un sito diverso. In questo si trova la principale differenza con quell’arte che si potrebbe definire “ambientata”, dove l’artista crea un’opera che può avere una varietà di collocamenti, più o meno occasionali. Alla Collezione di Celle un intervento nasce esclusivamente a Celle per Celle». Con una visione ancora una volta in anticipo sui tempi, dal 1985 Gori trasformò inoltre la sua vasta proprietà in un vero e proprio laboratorio interdisciplinare, finalizzato alla promozione a tutto campo della creatività contemporanea attraverso mostre, pubblicazioni ed eventi.
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