Fra entusiasmo e vendite, anche se piú lente, si è conclusa l’art week di Shanghai
Si è appena conclusa una intesa settimana dell’arte a Shanghai, che conferma la vocazione della metropoli: uno degli hub più internazionali e dinamici della Cina continentale. Varie le mostre di qualità sia nelle gallerie locali che nelle istituzioni che hanno aperto in concomitanza con le fiere West Bund Art & Design e Art021, contribuendo a rendere la settimana ricca di offerta di qualità. Mentre il recente rapporto sul collezionismo di Art Basel e UBS ha confermato un rallentamento generale del mercato a livello globale, le prospettive per l’Asia, in particolare per la Cina, sono decisamente più ottimistiche: gli HNWI cinesi (gli individui con un elevato patrimonio netto) hanno registrato la spesa più alta per l’arte e l’antiquariato nella prima metà del 2024, con una media di 97mila dollari, più del doppio rispetto a qualsiasi altra Regione. Come ha spiegato Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics, in Cina l’arte e l’antiquariato sono considerati come beni culturali, il che spiega perché questo mercato è rimasto resistente anche quando altri settori del lusso hanno rallentato. La Shanghai art week ha offerto segnali infatti positivi: anche se non immediate come i galleristi erano abituati un tempo, sono state varie le vendite registrate nel corso dei giorni di fiera. Enrico Polato, che da anni opera nella città con il suo spazio Capsule Shanghai, ha dichiarato di essere stato positivamente sorpreso dall’interesse e dalle vendite chiuse non solo in fiera, ma anche durante in galleria, tra opere di Cai Zebin e da inventario. Finalmente il mercato e l’interesse pare siano tornati, dopo un anno non dei più facili, ma anche a Shanghai, come altrove, i collezionisti agiscono con più prudenza, privilegiando rapporti personali e visione dal vivo delle opere.
Ha inaugurato giovedì 7 novembre West Bund Art & Design i cui corridoi si sono riempiti immediatamente dopo l’apertura delle porte, all’una. La fiera ha presentato opere di 121 gallerie provenienti da quarantanove città di 23 Paesi. Molte le gallerie internazionali che sono ritornate dopo una pausa dovuta alla pandemia. Prima dell’apertura della fiera, più di un gallerista aveva dichiarato di sperare che quest'anno fosse migliore dell’edizione «catastrofica» del 2023. Forse anche per questo, nel padiglione A le gallerie più consolidate hanno offerto principalmente nomi blue chip o con un giro di collezionismo avviato nella Regione. Gagosian ha anche esposto vari artisti che esplorano diversi aspetti dell’astrazione, tra cui Derrick Adams, Maurizio Cattelan, Urs Fischer, Helen Frankenthaler, Cy Gavin, Simon Hantaï, Yayoi Kusama, Takashi Murakami, Oscar Murillo, Albert Oehlen, Nam June Paik, David Reed, Sterling Ruby, Ed Ruscha, Mary Weatherford, Stanley Whitney e Zeng Fanzhi. Nomi di spicco erano presenti anche nello stand di Timothy Taylor, di fronte a Gagosian: Eddie Martinez, Alex Katz, Kiki Smith, Antoni Tàpies e Daniel Crews Chubb, già da tempo dai prezzi proibitivi e con una domanda ora alimentata anche dall’ampia mostra personale che aperto nella stessa settimana al Long Museum. Taylor ha commentato: «La galleria partecipa a West Bund dal 2016 ed è stato bello vedere tutti i collezionisti presenti. Siamo soddisfatti dell’energia e della risposta che abbiamo ricevuto e ci auguriamo di continuare con questi rapporti».
Varie vendite anche per Perrotin, che presentava nomi popolari nella Regione, tra cui nuovi lavori del coreano Lee Baee pezzi storici di Matthieu e dello scultore britannico Lynn Chadwick, al cui rilancio e riscoperta la galleria ha dedicato una mostra nella sede parigina della galleria durante Art Basel Paris. Pezzo centrale per White Cube un grande dittico di George Baselitz con una richiesta di 2,2 milioni di dollari. Alla fine della giornata, la galleria ha venduto un’opera giovanile di Lee Ufan del 1988 per 1 milione di dollari e un’opera al neon di Tracey Emin per 50mila dollari. Hauser & Wirth ha piazzato per 1 milione di dollari un’opera di Philip Guston del 1969 a una collezione privata asiatica e una scultura in bronzo di Camille Henrot per 40mila dollari. Una scultura di grandi dimensioni dell’artista è attualmente esposta al Jing'an Sculptural Park di Shanghai, inaugurato di recente. Fra gli Italiani, decisamente soddisfatto Massimo De Carlo, che da tempo opera nel territorio con spazi sia a Hong Kong che a Pechino e una buona base di collezionisti locali. Varie le vendite riportate dalla sua galleria già nei primi giorni, soprattutto in ambito pittorico, fra cui una della sempre più richiesta Dominique Fung (60mila dollari); Wang You(35mila dollari); Bodu Yang (30mila dollari); un’opera in quattro pannelli di Rob Pruitt (55mila dollari) e per 80milaun’opera di France-Lise McGurn. A queste si sono poi aggiunte vendite anche per Salvo (70mila euro), Xiyao Wang(45mila euro) e una statua in marmo del duo Elmgreen & Dragset (250mila euro) che sta avendo un momentum fra mostre istituzionali a Parigi e Seul. Stand condiviso con Capsule Shanghai per Cassina Projects, che ormai da anni fa la fiera con soddisfazioni e che ha presentato una selezione del suo programma con opere di Sihan Guo, Sara Birns, Norberto Spina e Yves Scherer. Il direttore Giovanni De Santis ha dichiarato: «Fiera molto positiva con vendite consistenti e due placement istituzionali. Grande richiesta di pittura. Torneremo sicuramente». Ha presentato una selezione dei suoi artisti più noti anche Galleria Continua, che in Cina ha spazi a Pechino. Prima che la fiera aprisse alcune opere erano già riservate, come una scultura di Antony Gormley, particolarmente apprezzato in Cina. Proposta più varia nel padiglione B, dove esponevano principalmente gallerie locali. Fra le presentazioni degne di nota, la galleria emergente di Shanghai Cub_ism_ Artspace ha dedicato l’intero stand agli intimi e delicati dipinti di Sonia Jia, mentre la scenica presentazione di Nan Ke Gallery è stata premiata con 6 opere vendute nei primi due giorni di Lingrou Xe, Hao Zou e Meng Zhou.
Varie le vendite a Art021, altra fiera d’arte contemporanea in città, che ha aperto lo stesso giorno nella maestosa sede dello Shanghai Exhibition Center. Qui la proposta era molto più variegata con alcune presentazioni di spicco che hanno elevato il tono di una rassegna che ha sofferto di una curatela insoddisfacente, con solo alcune gemme sparse tra stand poco stimolanti. Fra le presentazioni più interessanti, Vacancy di Shanghai con opere di Rute Merk, Danny Sober, Hang Ko Wei e Alessandro Fogo e Natalia Gonzalez Martin. Sentimenti contrastanti, ma nel complesso è pravalso l’ottimismo da Kornfeld Galerie di Berlino che da tempo partecipa a Art021 e che quest’anno espone in entrambe le fiere. La galleria era in procinto di finalizzare una vendita del valore di oltre 1 milione di dollari per una scultura cinetica di grandi dimensioni di Kvesitadze, in collaborazione con LEO Gallery. Otto opere vendute nel primo giorno per Nan Ke Gallery che qui presentava il lavoro di Xiaochi Donge e di Killion Huan. Fra le gallerie più consolidate che hanno preferito Art021, Almine Rech con opere di artisti popolari tra i collezionisti cinesi, come Vaughn Spann e Roby Dwi Antonio, oltre a pezzi di Thu Van Tran e Chloe Wise, mentre David Zwirner ha presentato star come Marlene Dumas, Luc Tuymans, Mamma Andersson e Scott Kahn. Bipersonale di Bram Bogart e l’artista coreano Lee Jin Woo per White Cube, mentre lo stand di Carlos/Ishikawa era dedicato a Issy Wood, che in settimana ha aperto una grande mostra al Tank Shanghai. Nell’evidente entusiasmo che ha animato una settimana artistica ricca di eventi e mostre, ciò che ha trasmesso più fiducia è la partecipazione di tutta una nuova generazione di collezionisti e patrons che ha la potenzialità di offrire, più che in altre parti del mondo, prospettive di longevità al sistema.
Vendite su diverse fasce di prezzo e maestranze del mondo dell’arte in visita alla fiera grazie anche alla concomitanza delle due Biennali di Gwangju e Busan
La fiera sudcoreana conferma il suo ruolo di piattaforma privilegiata per il territorio. Cinque le gallerie italiane partecipanti
25 anni di passione per l’arte contemporanea è all’origine di un’istituzione non profit in provincia di Vicenza, la neonata fondazione dei due collezionisti
La mostra della galleria filippina, da due anni anche newyorkese, riflette sull’immagine, la percezione e l’identità della nuova e diversificata generazione