Melania Lunazzi
Leggi i suoi articoliÈ stato pubblicato il ponderoso volume in due tomi dedicato al Duomo di Santa Maria Maggiore di Udine, curato da Cesare Scalon con il contributo di diversi studiosi e sostenuto dall’Istituto Pio Paschini. Il libro porta alla luce nuovi documenti d’archivio, una preziosa ricostruzione in 3D e oltre 140 tavole a colori del fotografo Luca Laureati. Un lavoro monumentale di indagine archivistica e revisione storico-critica sulla nascita e l’evoluzione dell’architettura religiosa più importante della città di Udine, prima delle modifiche subite nel Settecento.
Professor Scalon, con questo lavoro si è voluto rendere visibile ciò che risulta invisibile?
Sì è puntato a una ricostruzione integrale del duomo trecentesco fatta sia su ricerche d’archivio e sullo studio degli scavi archeologici effettuati nel tempo, sia con il contributo della strumentazione del Dipartimento dei Beni Culturali di Ravenna che ha permesso la restituzione puntuale dell’edificio. La ricostruzione è virtuale in parte in quanto sappiamo che dietro l’abside e sopra il soffitto settecentesco è ancora visibile il duomo medievale, così come sulla facciata. Il percorso di visita del Museo del Duomo consente di vederne un settore a partire dal battistero ed entrando nelle cappelle dietro l’abside con la cappella di San Nicolò che ospita gli affreschi di Vitale da Bologna.
La storia del Duomo trecentesco si innesta sull’importanza che ha assunto Udine nella fase di transizione del Patriarcato di Aquileia: tutto parte da lì?
Sì. La città ha avuto un primo sviluppo a partire dal Duecento con la necessità di costruire una chiesa alla base del colle del Castello: la chiesa di San Odorico, diventata la nuova chiesa plebanale. Con l’ulteriore sviluppo, già prima del patriarcato di Bertrando di Saint Geniès, che la consacrò, si è resa necessaria la costruzione di una chiesa più ampia, quella che vediamo oggi. Bertrando, patrono di Udine, e il suo successore, Nicolò di Lussemburgo (fratello l’imperatore Carlo IV) attorno alla metà del Trecento fanno di Udine il centro del patriarcato, tant’è che entrambi dispongono di essere sepolti nel Duomo di Santa Maria Maggiore. E Nicolò chiede di trasferire la sede della cattedra vescovile da Aquileia a Udine. A metà del Trecento Udine diventa il centro di riferimento, favorito dai due patriarchi.
Quali la novità di questo volume?
Sul Duomo vi era un precedente lavoro di Carlo Someda De Marco del 1970, dove la storia del Duomo medievale era trattata velocemente. In questo volume si ricostruiscono invece le fasi dello sviluppo trecentesco con un’enorme ricerca d’archivio prima della riforma settecentesca. E le fonti sono sia ecclesiastiche sia civili perché una parte è conservata negli archivi del Comune di Udine, dal momento che la chiesa era gestita dai camerari, eletti dal Comune. Fondamentale poi è stato l’uso delle nuove tecnologie che hanno permesso la ricostruzione del modello digitale: nelle prime pagine del volume il QR code consentirà, a metà del 2024, di accedere alla visualizzazione in 3D.
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