Maria Sancho-Arroyo
Leggi i suoi articoliCon il Natale i negozi Tiffany degli Stati Uniti si sono affollati di clienti in cerca del dono perfetto: l’inconfondibile scatola di colore verde azzurro per i loro cari. Nel flagship store di New York i visitatori non solo hanno scoperto un paradiso del lusso, ma anche una galleria ricca di arte contemporanea. La scorsa primavera ha segnato la tanto attesa riapertura dell’iconico edificio della Fifth Avenue, che ha riaperto le sue porte dopo quattro anni di lavori di ristrutturazione.
Nel 2021 il colosso Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy) completava l’acquisizione di Tiffany & Co. per un valore di circa 16 miliardi di dollari, segnando una delle operazioni più significative nel settore del lusso e l’acquisizione più rilevante di un marchio americano da parte di Lvmh fino a quel momento. Di conseguenza, il rinomato negozio di gioielli è entrato a far parte del portfolio di Bernard Arnault, illustre settantenne che detiene i ruoli di fondatore, presidente e principale azionista di Lvmh, noto anche per essere uno dei più prestigiosi collezionisti d’arte a livello globale.
La riqualificazione dell’edificio, sotto la guida dell’architetto Peter Marino, che ha anche agito da consulente artistico e curatore per questo emblematico negozio, ha convertito i suoi dieci piani in un’esposizione di opere maestose di artisti come Damien Hirst, Jenny Holzer, Richard Prince, Rashid Johnson, Michelangelo Pistoletto, Anish Kapoor, Jeff Koons, Julian Schnabel, James Turrell, Sarah Sze e Daniel Arsham. La gestione della collezione d’arte sarà fluida e in continua evoluzione: Marino anticipa rotazioni semestrali o annuali delle opere, anche nei vari flagship store Tiffany sparsi nel mondo.
L’origine delle opere d’arte esposte varia: molte appartengono alle collezioni personali di Arnault o alla Lvmh, altre provengono dalla Fondazione Peter Marino. Alcuni pezzi sono stati commissionati appositamente per questo progetto. Peter Marino ha dato un’istruzione precisa agli artisti: interpretare il significato che l’eredità di Tiffany ha per loro. Sarah Sze ha preso spunto dal diamante, Rashid Johnson ha utilizzato il colore distintivo di Tiffany (il Tiffany Blue®, Ndr) e Anna Weyant ha rappresentato l’argomento con un approccio letterale, attraverso un dittico che illustra una scatola di Tiffany con dentro una collana «Tiffany HardWear» in oro.
Il metodo adottato da Marino richiama quello di John Loring, direttore del design di Tiffany dal 1979 al 2009, noto per aver coinvolto artisti contemporanei come Warhol nel racconto di Tiffany e per aver evidenziato il lavoro di designer di gioielli del calibro di Paloma Picasso ed Elsa Peretti. Peretti, designer italiana celebre per il suo leggendario bracciale «bone cuff» del 1970, ha inoltre influenzato l’elemento architettonico più spettacolare dell’edificio: una scultorea scala a chiocciola che si snoda con grazia attraverso otto dei suoi piani. La punta di diamante della collezione è l’opera «Equals Pi» di Jean-Michel Basquiat, caratterizzata da una distintiva tonalità azzurra che fa eco al color Tiffany. Questo legame è stato messo in risalto nella campagna pubblicitaria «About Love» di Tiffany del 2021 con protagonisti Jay-Z e Beyoncé, che indossava il famoso diamante giallo Tiffany.
«Entrando dalla Fifth Avenue, gli sguardi dei visitatori sono accolti da Basquiat, ha dichiarato Alexandre Arnault, figlio di Bernard e vicepresidente esecutivo. È diventato un elemento integrante dell’identità del marchio Tiffany». Questo progetto rappresenta una profonda rivisitazione non solo dell’edificio, ma anche dello stesso marchio Tiffany, elevando l’arte a elemento distintivo quanto il suo iconico Tiffany Blue®. L’edificio si presenta come un luogo di lusso per lo shopping e insieme come una galleria d’arte di eccellenza. Così, al di là del tradizionale adagio, il nuovo leitmotiv potrebbe ben essere «Art at Tiffany’s».
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