Nicolas Ballario
Leggi i suoi articoliAlessandra Mammì mi blasta su «Artribune» perché ho apprezzato molto «YOU» di Maurizio Cattelan, raffigurazione dell’artista impiccato. Mammì scrive che «sconcerta registrare il commento di un noto critico come Nicolas Ballario che qui si simboleggia “una resa gentile di chi non se la sente di toccare terra a piedi nudi. La soluzione è drastica, definitiva. È il paradosso di una violenza delicata”», aggiungendo che noi non possiamo pensare «di passare indenni da questo momento storico riproponendo finti choc a uso e consumo delle art week, dei Campari sbagliati e dei panini giusti milanesi».
Vorrei dire tre cose: una frivola, una seria e una serissima. Quella frivola: ringrazio per il «noto critico», ma non sono un «critico», figuriamoci poi se sono «noto». Quella seria: Cattelan non cercava lo choc e non capisco questa osservazione. È un valore lo choc? È un disvalore non raggiungerlo? A me quell’opera è sembrata intima e dolce e preferisco riflettere anziché sconcertarmi.
Arriviamo a quella serissima: io bevo «Negroni sbagliati», non «Campari sbagliati». E mi riferisco al drink del Bar Basso, luogo considerato da Mammì la bisca di noi vuoti, salottieri e disimpegnati consumatori dell’arte. Io continuerò a leggerla e a stimarla, cara Mammì, ma una volta venga anche lei al Basso con noi. Magari si convincerà che quel mondo che mi imputa di rappresentare sa bene di non poter passare indenne questo periodo. È molto chic vederci puerili e superficiali. Siamo poco aristocratici, ma osserviamo il mondo e lo discutiamo vivendolo. E che le piaccia o no, lo Sbagliato è un pezzo di storia di Milano e lei dovrebbe saperlo.
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