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Volto di Cristo, dallo jubé di Notre-Dame, dopo la pulizia.

© Hamid Azmoun

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Volto di Cristo, dallo jubé di Notre-Dame, dopo la pulizia.

© Hamid Azmoun

Un «Musée de l’œuvre» per Notre-Dame?

Il modello da cui trae ispirazione l’opinione degli esperti è il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. Intanto, da dicembre, la Cattedrale di Parigi ha già accolto 2,4 milioni di visitatori, al ritmo di 30 mila in media al giorno

Luana De Micco

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A Parigi Notre-Dame avrà un giorno un Musée de l’Œuvre come promesso da Emmanuel Macron? Il dubbio comincia a insinuarsi, a tre mesi dalla riapertura della cattedrale di Parigi dopo il restauro, lo scorso mese di dicembre, e che da allora ha già accolto 2,4 milioni di visitatori, al ritmo di 30 mila in media al giorno, tanto che una quarantina di critici d'arte e storici hanno pubblicato una lettera aperta sul quotidiano «Le Figaro», lanciando un appello al Ministero della Cultura e ricordando al presidente francese la sua promessa, fatta più di un anno fa. «Sebbene lo Stato non disponga di fondi per avviare nuovi grandi progetti, molti potenziali mecenati in Francia e all'estero hanno già espresso il desiderio di contribuire per realizzare questa ambizione. Molti, infatti, ritengono che Notre-Dame rappresenti un’anomalia tra le altre grandi cattedrali europee che, quasi tutte, sono dotate nelle immediate vicinanze di un museo che permette di presentarne la storia al pubblico», si legge nel testo pubblicato il 20 marzo scorso da «Le Figaro».

In calce, le firme di docenti universitari e conservatori di istituzioni internazionali, tra cui anche Gisella Capponi, già direttrice dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, Guglielmo Villa, docente di Storia dell'architettura all’Università «La Sapienza di Roma», Nancy Wu, educator emerita al Metropolitan Museum of Art di New York, Livio de Luca, direttore di ricerca al Cnrs, che è intervenuto sul cantiere di Notre-Dame, e Paul Williamson, emeritus and Honorary Senior Research Fellow al Victoria and Albert Museum di Londra.

Il modello da prendere come riferimento, secondo gli esperti, sarebbe il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, «completamente ristrutturato nel 2015 e da allora diventato un luogo turistico maggiore della città toscana», ricordano i firmatari. «Notre-Dame de Paris occupa un posto centrale nel paesaggio storico e artistico sin dal Medioevo, si legge ancora. Le collezioni da valorizzare per gettare nuova luce su questa storia sono numerose e spettacolari: sculture monumentali, recenti scoperte archeologiche o ancora i celebri mays, i dipinti creati appositamente per Notre-Dame nel XVII secolo.

La maggior parte di queste opere sono conservate in riserve museali e non possono essere ammirate dai visitatori della cattedrale, si legge ancora nel testo. Si aggiungono le conoscenze che abbiamo accumulato negli ultimi cinque anni e che rinnovano completamente la nostra comprensione del monumento. Il museo resta tra tutti lo strumento più adatto per veicolare queste conoscenze. Un museo moderno, che utilizzi tutto il potenziale delle nuove tecnologie digitali, potrebbe permettere finalmente ai visitatori della cattedrale di scoprire i retroscena di questo eccezionale monumento». 

La missione di elaborare il progetto scientifico, culturale ed economico del futuro museo, che dovrebbe aprire le porte nell'attuale Hôtel-Dieu, l'antico ospedale dell'Île-de-la-Cité, accanto alla cattedrale, era stata affidata nel luglio 2023, mentre il cantiere di restauro del monumento era dunque ancora in corso, a Charles Personnaz, direttore dell'Institut national du Patrimoine, affiancato dal conservatore Jonathan Truillet. E questo dopo che la Cour des Comptes, in un rapporto sul cantiere di Notre-Dame, pubblicato nell'ottobre 2022, aveva avallato il principio di aprire un museo dell'Opera, per completare la visita della cattedrale. La Corte, si leggeva nel rapporto, «chiede che venga elaborato al più presto un piano di valorizzazione della cattedrale, commisurato all'importanza di questo monumento e al livello di visitatori previsto, e che vengano studiate le possibilità di istituire un museo dell'opera e le modalità di gestione». Il futuro museo dovrebbe accogliere tra l’altro le vestigia di Notre-Dame rinvenute durante gli scavi archeologici portati avanti dall’Inrap a margine del restauro, alcune delle quali sono state presentate al pubblico per la prima volta in una mostra al Musée de Cluny («Faire parler les pierres», che si è chiusa il 16 marzo scorso). Tra queste, i frammenti dello jubé del 1230 che fu demolito nel Settecento. E dovrebbe accogliere, anche, malgrado le polemiche, le vetrate «en grisaille» e motivi geometrici fatte installare in alcune cappelle del coro nell’Ottocento da Eugène Viollet-le-Duc e che il presidente Macron intende smontare e sostituire con delle vetrate contemporanee (il progetto, affidato all’artista Claire Tabouret, dovrebbe concretizzarsi entro la fine del 2026). Tutti i giorni da dicembre si formano delle file lunghissime di visitatori sul sagrato di Notre-Dame. Il sito web per la prenotazione online della fascia oraria di visita, che permette un accesso più rapido al monumento, è spesso saturo. Ogni giorno sono aperte online tra 10mila e 15mila nuove prenotazioni. L'ingresso resta gratuito, malgrado la proposta della ministra della Cultura, Rachida Dati, di introdurre un biglietto di 5 euro per i turisti. È a pagamento per il momento solo la visita del Tesoro, il cui allestimento è stato rinnovato e tutti gli oggetti restaurati (12 euro, tariffa intera). Bisognerà aspettare invece fino all'estate per poter salire in cima ai campanili, nell'attesa che si concludano dei lavori di restauro non previsti inizialmente sulla torre sud e che venga completato il nuovo percorso di visita, gestito dal Centre des Monuments nationaux. Si stima che la cattedrale accoglierà tra 13 e 15 milioni di visitatori all'anno.

Luana De Micco, 06 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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