Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliInvestitori privati e palazzi: questo binomio impronta l’itinerario ideale alla scoperta dei principali cantieri veneziani a destinazione culturale.
Palazzo Manfrin (futura sede della Anish Kapoor Foundation) in prossimità del ponte delle Guglie è la prima tappa per chi provenga dalla stazione. Acquistato dall’artista nel 2019 e aperto nel corso della Biennale d’Arte 2022 con la mostra a completamento della retrospettiva alle Gallerie dell’Accademia, attende ora la ripresa dei lavori (su progetto dell’architetta veneziana Giulia Foscari) prevista entro inizio estate. Dopo un primo consolidamento strutturale, la realizzazione delle vasche di contenimento per l’acqua alta, nonché il restauro conservativo della facciata e degli elementi decorativi interni (affreschi e stucchi), sono in programma il restauro delle restanti facciate, l’impiantistica e un’ulteriore tranche di interventi conservativi. La cifra distintiva del progetto, precisa Foscari, sarà un effetto delabré, di non finito. Gli spazi espositivi si concentreranno al piano terreno e al primo piano nobile, mentre il secondo piano sarà in parte espositivo e in parte studio dell’artista. Non ancora definito l’utilizzo del terzo piano ma nel complesso l’idea è quella di un luogo sperimentale.
A poca distanza, nel ghetto, altro cantiere attivo è quello per la riqualificazione e l’ampliamento del Museo Ebraico che ne consentirà a lavori ultimati (su progetto dell’architetto Alessandro Pedron-Studio Apml) il collegamento con gli spazi di culto, nuovi servizi al pubblico e anche la ricostruzione di un tipico appartamento cinquecentesco per un raddoppio complessivo della superficie espositiva. Già ultimati i lavori del nuovo ingresso (con prestazioni di sicurezza elevate) e della Sinagoga italiana; in corso quelli della Sinagoga tedesca, mentre il prossimo stralcio interesserà la Sinagoga Canton e la biblioteca. Fine lavori prevista per marzo 2025.
Proseguendo nel sestiere di Cannaregio, sul rio di Santa Fosca ulteriore tappa è Palazzo Diedo, acquistato, come la casa dei Tre Oci (sull’Isola della Giudecca), dal filantropo, collezionista e mecenate Nicolas Berggruen. La deadline per la metamorfosi di quello che diverrà la sede della Berggruen Arts & Culture (con la direzione artistica di Mario Codognato) è il 19 aprile. Fervono dunque i lavori iniziati nel marzo 2023 e affidati all’architetto Silvio Fassi per trasformare il palazzo in sede espositiva con foresteria per gli artisti nel sottotetto. Piano terra, ammezzato e primo piano nobile saranno destinati alle attività espositive, mentre il secondo piano nobile accoglierà gli atelier. Il palazzo, anch’esso impermeabilizzato da vasche di contenimento sino ai due metri, stupisce per slancio verticale, dimensioni e luminosità degli ambienti in cui in alcuni tratti la descialbatura ha lasciato emergere telamoni e cariatidi alle pareti. Nelle stanze delle ali laterali sui soffitti si alternano gli affreschi settecenteschi di Francesco Fontebasso e Costantino Cedini. Il collegamento al secondo piano nobile avverrà attraverso una scala ellittica disegnata da un artista mentre, per volontà stessa della committenza, nel palazzo predomineranno i materiali naturali: legno e pietra. Il fine, ci anticipa Codognato, è di farne un laboratorio di produzione in grado dialogare con le eccellezze artigianali delle maestranze locali. L’iniziativa inaugurale interesserà lavori appositamente commissionati.
Non è ancora nota invece la data di apertura dei Tre Oci, futura sede del Berggruen Institute Europa, oggetto di un rifacimento dell’impianto di climatizzazione e trasformazione del secondo piano in residenze per gli ospiti. La sua attività sarà legata alle iniziative dell’Istituto e negli intenti includerà almeno un’esposizione temporanea all’anno.
L’ipotetico itinerario si chiude facendo tappa all’Isola di San Giacomo in Paludo, nella laguna nord, acquistata nel 2018 dalla Agoren spa di Agostino Re Rebaudengo (società dedicata alla progettazione e costruzione di impianti di energia rinnovabile e di immobili a basso impatto energetico) e destinata a diventare avamposto lagunare della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. L’isola, sede dal XII secolo di insediamenti religiosi e poi militari e abbandonata dal 1961, si estende per poco più di un ettaro e presenta edifici in degrado. Futura destinazione d’uso: attività culturali, espositive (all’interno delle due polveriere, una volta recuperate) e di ricerca sui temi della sostenibilità a cura della Asja Ambiente Italia. Gli spazi scoperti potranno essere teatro di performance, come quella della coreografa sudcoreana Eun-Me Ahn prevista il 18 aprile, e installazioni temporanee. Ma sullo stato di avanzamento dei lavori la Fondazione non comunica aggiornamenti.
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