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Particolare di «Superficie AC/540/OT» (1951–’53) di Giuseppe Capogrossi

Cortesia di Dorotheum

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Particolare di «Superficie AC/540/OT» (1951–’53) di Giuseppe Capogrossi

Cortesia di Dorotheum

Successo per gli italiani da Dorotheum

L’asta viennese, dedicata all’arte contemporanea, oltre ai numerosi riscontri per l’arte austriaca e tedesca ha visto tra i protagonisti delle vendite anche il Gruppo Forma 1, Afro, Nunzio, Chia e Salvo

Antonio Mirabelli

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Lo scorso 20 novembre, nell’elegante Palais Dorotheum di Vienna, si è tenuta l’asta «Post-War and Contemporary Art Part I» composta da un catalogo compatto di cento lotti volto ad abbracciare le avanguardie austriache, le spinte Pop americane e le multiformi espressioni del secondo ’900 italiano (non a caso circa il 30% del catalogo comprendeva proprio opere di artisti nostrani). In concomitanza con le New York Sales, in corso nello stesso periodo dall’altra parte dell’Atlantico, la sessione di vendita di Dorotheum ha restituito l’immagine di un mercato mitteleuropeo reattivo e di qualità, sebbene prudente e attento, specialmente sulle stime più sostenute, fattore che ha determinato alcuni invenduti a conferma della fisionomia del mercato attuale piuttosto cauto. Top lot della serata la monumentale tela «Untitled» (2015) di Martha Jungwirth passata di mano per 520mila euro dopo una battaglia a colpi di rilanci. Una aggiudicazione che ha aggiornato il record d’asta dell’artista austriaca, doppiando il precedente. Anche il «Marcel Proust» (1974) su tinte gialle nella versione di Andy Warhol ha ottenuto un buon riscontro, trovando una nuova casa per 383.500 euro e, sempre rimanendo in ambito Usa, l’opera di grandi dimensioni firmata Stanley Whitney «The language of nature» (2005) si è assestata a 364mila euro. Solidi riscontri per l’arte austriaca e tedesca con diverse opere di Arnulf Rainer e Maria Lassnig vendute in un range di aggiudicazione tra i 50 e i 250mila euro e Imi Knoebel e la sua «Anima Mundi» (2019) che ha trovato un nuovo proprietario per 136.500 euro, mentre dal fronte scultura la «Fat Car» (2001) di Erwin Wurm ha corso veloce verso l’offerta finale di 105.938 euro, incluse le commissioni.

 

«Marcel Proust» (1974) di Andy Proust. Cortesia di Dorotheum

Capitolo a parte meritano gli artisti italiani, i quali hanno ottenuto un robusto apprezzamento da parte degli offerenti, a partire da Emilio Vedova e la museale «Compresenze/Tensione ’82 (Passa Van Gogh)»(1982) che è stata venduta, comprese le commissioni, per 325mila euro, senza dimenticare le altre opere dell’artista veneziano presenti in catalogo, aggiudicate tra i 90 e i 110mila euro. I compagni di vita e d’arte Accardi e Sanfilippo hanno ottenuto ottimi riscontri con vendite sopra i 50mila euro, così come Piero Dorazio, presente con «Mirino IV» (1969), passata di mano per 71.500 euro, a conferma dell’interesse del mercato europeo verso la pittura del Gruppo Forma 1. E poi ancora, tra gli altri, Afro, Nunzio e Sandro Chia con risultati tra i 50 e i 65mila euro ed infine Salvo che, nelle ultime battute della sessione, è stato protagonista con tre opere: «La Valle» (2001) «Dicembre» (1997) e «Untitled» (1991) tutte finite sopra la stima alta, con La Valle che ha raggiunto i 119.600 euro.

  

 

 

«Untitled» (2015) di Marta Jungwirth. Cortesia di Dorotheum

Antonio Mirabelli, 22 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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