Anna Brady
Leggi i suoi articoliSotheby’s disperde il 15 novembre (dopo una lunga battaglia all’arma bianca con Christie’s per l’ottenimento del mandato di vendita) la collezione di 65 opere d’arte moderna e contemporanea in due aste autonome: l’altra è fissata a maggio 2022. L’incasso stimato è di 600 milioni di dollari, secondo Sotheby’s la più alta stima mai fatta per una collezione messa all’asta. La parola «aspro» non basta a descrivere il divorzio in corso tra Harry e Linda Macklowe.
Linda Macklowe chiese il divorzio dal marito Harry, promotore immobiliare, cinque anni fa, ma la coppia non è poi riuscita a trovare un accordo sul valore della loro enorme collezione d’arte, costituita in più di mezzo secolo: le valutazioni differivano fino a 30 milioni di dollari.
Perciò, a gennaio 2020, la giudice della Corte Suprema dello stato di New York Laura Drager ha nominato Michael Findlay di Acquavella Galleries come curatore fallimentare per mediare la vendita delle 65 opere più preziose della collezione entro tre anni.
La scorsa primavera, all’inizio della pandemia, Findlay aveva deciso di rimandare la vendita «a causa dell’attuale situazione internazionale provocata dal virus Covid-19». La scorsa estate però Christie’s e Sotheby’s hanno ripreso a contendersi la vendita e, a quanto pare, il punto era uno solo: chi potesse dare maggiori garanzie poiché, dal momento che la collezione fa parte degli accordi per il divorzio, incassare il più possibile dalla sua vendita è fondamentale.
Sotheby’s non ha voluto confermare il valore esatto della garanzia, ma è ragionevole pensare che ammonti almeno a 600 milioni di dollari, che sarebbero una delle più alte stime nella storia di Sotheby’s (se non la più alta).
Nel 2015 Sotheby’s offrì al suo precedente proprietario A. Alfred Taubman una garanzia di 515 milioni di dollari per la collezione di 500 opere, garanzia che si rivelò infruttuosa poiché molti pezzi della collezione rimasero invenduti.
Tra le 34 opere ora in vendita ci sono alcuni degli artisti preferiti dal mercato: Alberto Giacometti, Mark Rothko, Cy Twombly, Jeff Koons, Agnes Martin, Sigmar Polke, Gerhard Richter e Andy Warhol.
Due le star di questa prima asta, che si ritiene saranno vendute entrambe oltre i 70 milioni di dollari. La prima è «Le Nez» di Alberto Giacometti (concepito nel 1949 e fuso intorno al 1964), una testa (con il suo naso da Pinocchio) sospesa dentro a una gabbia: la prima opera del suo genere a essere messa all’asta. «Con la sua straordinaria combinazione di riferimenti e influenze, dal Surrealismo alla scultura africana a Jean-Paul Sartre, racchiude l’essenza estetica e intellettuale dell’arte di Giacometti», ha dichiarato Helena Newman, presidente di Sotheby’s Europe e capo della sezione internazionale di Arte impressionista e moderna.
La seconda è il dipinto astratto «No. 7» (1951) di Mark Rothko, dal periodo chiave dell’artista nei primi anni Cinquanta, descritto da Lisa Dennison, presidente di Sotheby’s Americhe, come incarnazione della «migliore palette, luce e atmosfera di Rothko». Esposto più volte, questo lavoro è appartenuto in passato alla collezionista americana Sarah Campbell Blaffer.
Tra le altre opere di grande valore c’è «Nine Marilyns» di Andy Warhol (1962, stimato intorno a 40-60 milioni di dollari), una di venti serigrafie basate su una foto pubblicitaria del 1953 di Marilyn Monroe dal film «Niagara»; l’enorme dipinto di Cy Twombly con un gigantesco fiore rosso simile a un papavero («Untitled», 2007; 40-60 milioni) e il paesaggio romantico di Gerhard Richter «Seestück» (1975; 25-35 milioni).
Fontana: 12 tagli a 1 milione l’uno
Purissimo, elegantissmo, rarissimo. Così si presenta il Fontana che nello studio dei coniugi Macklowe dialogava con il de Kooning del 1983, «Untitled IV». «Concetto Spaziale, Attese» del 1965 è una delle massime espressioni della serie dei tagli sviluppata da Lucio Fontana tra il 1948 e il 1968: va in asta anch’esso il 15 novembre.
La provenienza è impeccabile: dalla collezione di Alexander Iolas, gallerista greco, collezionista e fondatore di rinomate gallerie negli Stati Uniti e in Europa, l’opera è stata esposta in alcuni dei più importanti musei mondiali, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, la Fundació Caixa de Pensions di Barcellona, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Whitechapel Art Gallery di Londra e nell’ultima grande retrospettiva dell’artista, «Lucio Fontana: On the Threshold», al Met Breuer di New York nel 2019.
«È molto importante per noi italiani vedere che in una collezione di questo livello c'è un nostro artista con un’opera di tale potenza», dice Claudia Dwek, presidente del dipartimento europeo di arte contemporanea di Sotheby’s. «Nella serie dei tagli questo lavoro si distingue per il numero dei tagli, ben dodici, e il ritmo degli stessi, che creano un effetto scultoreo e visivo all’interno del piano dell’immagine. Anche le dimensioni sono straordinarie: 114x145 cm. Fu acquistato dai Macklowe nel 2001, testimonianza dell’attenzione verso l’arte italiana in tempi non sospetti e la percezione del valore intrinseco della medesima da parte di collezionisti stranieri così sofisticati. Ci tengo a sottolineare come questo lavoro si sposasse benissimo con le opere di Rothko, Ryman, Agnes Martin che fanno parte della collezione, così come il de Kooning dello studio; i Marlowe sono sempre stati dei puristi e capivano il dialogo di Fontana con questi artisti». Il grande quadro non è stato ancora pubblicizzato tra i capolavori dell’asta perché Sotheby’s ha deciso di svelarne pochi per volta, tanta bellezza va gustata piano. La richiesta per il Fontana oscilla tra gli 8 e i 12 milioni di dollari. [Michela Moro]
Leggi anche: Asta Macklowe: ma il XX secolo piace ancora?
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