Beatrice Cumino
Leggi i suoi articoliAll’interno del Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro di Trento il Fai - Fondo per l’Ambiente Italiano ha inaugurato l’Aula del Simonino, un tempo conosciuta come Cappella del Simonino. Lasciata in eredità al Fai da Marina Larcher Fogazzaro nel 2018, la cappella è stata oggetto di un restauro finalizzato a preservare il suo patrimonio storico aritistico e a valorizzarlo anche ai fini educativi alla tolleranza razziale.
La cappella, oggi regolarmente aperta al pubblico, venne realizzata alla metà del Settecento e dedicata a «Simonino» in riferimento a Simone Lomferdorm, un bambino di due anni trovato morto nel 1475 in un fossato appartenente a un ebreo. La sua morte divenne il pretesto per una violenta campagna antisemita a Trento, culminata con un’infondata accusa di omicidio rituale nei confronti della comunità ebraica. Simone fu trasformato in un martire cristiano e la sua figura venne venerata per secoli. Gli ebrei trentini furono torturati, condannati e espulsi dalla città per cinquecento anni. La Chiesa ha soppresso il culto di Simonino solo nel 1965 e gli ebrei sono stati ufficialmente riammessi a Trento nel 1992.
La cappella risale all’iniziativa del proprietario del palazzo, il commerciante Giacomo Antonio Bortolazzi (1678-1761). Costruita come cappella semipubblica nel luogo in cui si diceva fosse nato il piccolo Simone, ha un portale su strada sovrastato dalla statua di Simonino con il vessillo, a sua volta sormontata da una campana in un oculo e da un affresco con la stessa iconografia del piccolo Simone in gloria. All’interno le pareti e la volta sono in gran parte decorate con quadrature prospettiche ad affresco, finte nicchie, stucchi policromi e dorati e superfici a finto marmo. Nella piccola abside è collocato l’altare marmoreo, una mensa riccamente ornata da elementi in stucco dorati che fanno da cornice alla figura in gesso del Simonino. Ai lati dell’abside due porte, con cornici in calcare rosso e sovraporta a rilievo in stucco policromo e dorato, consentono l’accesso, a sinistra, ad un piccolo vano adibito a sagrestia e, a destra, a un ingresso secondario del palazzo.
I lavori di restauro hanno inizialmente riguardato la parete esterna della cappella. Dopo una serie di analisi era emerso che un prodotto utilizzato in precedenti interventi aveva alterato i colori degli affreschi rendendoli quasi illeggibili. È stata quindi effettuata una delicata pulitura laser che ha permesso di riportare in luce perfino l’iscrizione in tedesco e latino, già nota dalle fonti, ma ormai illeggibile. Contemporaneamente all’interno della cappella sono stati stabilizzati gli intonaci e si è provveduto a ridurre l’umidità.
In una fase successiva sono stati restaurati gli infissi lignei, consolidati i rivestimenti intonacati e ripristinati gli intonaci degradati dell’abside. Anche gli affreschi interni sono stati consolidati e puliti, mentre l’altare marmoreo con la statua del Simonino è stato restaurato con una particolare attenzione alle fratture. L’intervento ha previsto anche il consolidamento dei pavimenti, l’implementazione degli impianti elettrici e di sicurezza e un’illuminazione a led progettata per valorizzare gli affreschi.
Riconvertito da cappella in aula, lo spazio è stato pensato come un luogo al di fuori della scuola in cui gli insegnanti possano coinvolgere gli studenti in riflessioni e discussioni su temi di attualità come l’intolleranza religiosa. A supporto di questa funzione è stato installato un sistema di sedute con due file di panche in legno. Un «racconto sonoro» della durata di 20 minuti, ideato dal Fai e prodotto da Chora Media, è fruibile tramite cuffie wireless: la voce dell’attrice trentina Daria Deflorian guida gli ascoltatori attraverso la tragica storia del culto del Simonino sottolineando l’importanza della memoria.
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