Enrico Tantucci
Leggi i suoi articoliIl «San Giovanni Battista» di Donatello, l’unica opera del grande scultore rinascimentale fiorentino presente a Venezia, ha recuperato la sua splendida policromia. La statua lignea conservata nella Basilica dei Frari era stata restaurata per la prima volta nel 1972 dal Comitato statunitense di salvaguardia per Venezia Save Venice e durante quell’intervento era stata rinvenuta la scritta «1438, opera di Donato di Firenze» che ne aveva confermato la paternità dopo un lungo periodo in cui l’opera era stata attribuita ad allievi di Donatello. A cinquant’anni da quell’intervento, Save Venice ha finanziato un nuovo restauro del «San Giovanni Battista» insieme all’Altare Fiorentini del XVI secolo davanti al quale è collocato. Grazie al supporto della Fondazione Versailles-Giverny, il conservatore Giulio Bono ha rimosso decenni di polvere corrosiva e sporcizia e consolidato piccole aree in cui la superficie dipinta risultava con screpolature e sollevamenti. Non è nota la collocazione originale del capolavoro donatelliano, seppure appaia plausibile quella attuale nella cappella della comunità fiorentina sul lato destro del transetto della Basilica dei Frari.
Il maestro che rinnovò l’arte scultorea segnando la fine del Tardogotico e il superamento dell’arte romana ha raffigurato il Battista con il suo caratteristico cilicio di pelli di animali e con un mantello dorato drappeggiato sulle spalle. Nella mano sinistra tiene un rotolo di pergamena spiegata con la scritta «Ecce A[gnus Dei]», ovvero «Ecco l’agnello di Dio», le parole che ha usato per descrivere Gesù. L’altra mano è sollevata, le labbra dischiuse e le sopracciglia alzate: è come se lo vedessimo mentre predica nel deserto.
Già nel XVI secolo Giorgio Vasari suggerì che Donatello avesse con ogni probabilità scolpito il Battista nel 1450. Numerosi studiosi in seguito sostennero quella data, sottolineando la stretta somiglianza del Battista con la suggestiva figura di Maria Maddalena di Donatello conservata a Firenze. Alla fine del 1440 il maestro fiorentino lavorò a Padova ed è quindi probabile che abbia visitato anche Venezia. Si presume che abbia scolpito il Battista per i suoi concittadini fiorentini a Venezia su richiesta di Cosimo de’ Medici, intenzionato a ringraziare i veneziani della generosità dimostrata nei confronti della sua famiglia quando, nel 1433, era stata esiliata a Venezia.
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