Installation view della mostra «Matta» da Tommaso Calabro

Cortesia di Tommaso Calabro

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Installation view della mostra «Matta» da Tommaso Calabro

Cortesia di Tommaso Calabro

Sebastián Matta a Venezia

Tommaso Calabro dedica all’artista cileno, a breve protagonista di una mostra a Ca’ Pesaro, un percorso di una ventina di opere realizzate dagli anni ’40 ai ’70

Ha da poco inaugurato la mostra che Tommaso Calabro dedica alla figura dell’artista e architetto cileno Robert Sebastian Antonio Matta Echaurren (Santiago del Cile, 1911-Civitavecchia, 2002) nella sua galleria veneziana («Matta» sino al 23 novembre). Una settimana intensa per Venezia, tra la Regata Storica di domenica, il Festival del Cinema e la manifestazione «Homo Faber» curata da Luca Guadagnino sull’Isola di San Giorgio. Un susseguirsi di eventi che rende la città sempre in fermento, in contrasto con la sua immagina stereotipata di luogo congelato nel tempo. «Venezia rimane un centro di 55mila abitanti ma è un luogo continuamente protagonista di grandi manifestazioni che la rendono una piattaforma internazionale, con la possibilità di conoscere tantissime persone come non succede in nessun altro luogo italiano. È una tappa obbligata per grandi figure legate al mondo della cultura, non solo dell’arte», spiega Calabro. Da qui la sua scelta di aprire una nuova galleria a Venezia lo scorso aprile? «Certamente, qui si possono incontrare collezionisti, direttori di istituzioni pubbliche e private, artisti e figure di un mondo cosmopolita. A Milano rimane la galleria nel nuovo spazio a Ca’ Grandona aperto a gennaio, dove a fine settembre inaugureremo una mostra dedicata a Fausta Squatriti (artista, editrice, poetessa e insegnante, scomparsa pochi mesi fa a 82 anni, ndr), mentre a Feltre stiamo aspettando di aprire uno spazio che sarà dedicato ai giovani artisti, ma i lavori di restauro stanno subendo grossi ritardi in attesa della soprintendenza».                                                                                                                          

«Mit ou Veau» (1969) di Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren. Cortesia di Tommaso Calabro

Passando alla mostra in corso, Roberto Matta è stata una figura germinativa per molti artisti, ancora da rileggere pienamente. «Il suo valore storico è di primaria importanza per una storia dell’arte novecentesca che non comprende solo l’influenza sull’Espressionismo astratto americano di Rothko, Pollock e Gorky e sui surrealisti, ma anche sul cinema e la letteratura, penso al tema del fantasy soprattutto. Tengo molto a lavorare su di lui, e per una felice coincidenza anche la Ca’ Pesaro, la Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Venezia, gli dedica una grande retrospettiva che inaugura il 25 ottobre», spiega il gallerista. Matta è un artista di cui si è occupato a fondo una figura di riferimento nella sua formazione, il gallerista e collezionista greco Alexander Iolas (1907 –1987). «Iolas e Matta avevano fatto molte mostre insieme, ne ho studiato bene i cataloghi e ho trovato un buon numero di opere in collezioni private. C’è stato, come sempre nelle mie mostre, un accurato lavoro di ricerca. Purtroppo, dopo la sua scomparsa negli anni Ottanta, è rimasta poca conoscenza di ciò che Iolas ha fatto dagli anni ‘50 a fine dei ‘70 nelle sue 6 gallerie. Una di queste era proprio a Venezia». Come ha composto la mostra di Matta? «Ci sono una ventina di opere dalla fine degli anni ‘40 fino ai ’70, realizzate tra New York, Roma, Milano e Parigi. Sono lavori su carta e tele, alcune di queste molto grandi, basate su una visione cosmologica dove confluiscono temi come l’evoluzione, l’universo onirico della mente, la convivenza tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Tre tele appartengono a un ciclo che Matta aveva realizzato per una casa italiana, inserite in un contesto domestico. La mostra è in dialogo con l’archivio Matta che si trova a Tarquinia, in un vecchio monastero dove l’artista ha vissuto a lungo».

 

Installation view della mostra «Matta» da Tommaso Calabro

Olga Gambari, 02 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Sebastián Matta a Venezia | Olga Gambari

Sebastián Matta a Venezia | Olga Gambari