Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliIl 10 e 11 dicembre 1123, il vescovo di Roda, Ramon Guillem, consacrò Sant Climent e Santa Maria, le chiese romaniche di Taüll, nella valle pirenaica di Boí, da dove provengono le absidi e le pitture murali che si espongono a Barcellona, nel Museo Nazionale d’Arte della Catalogna (Mnac). La Generalitat, il governo autonomo, ha dato inizio alla celebrazione di questo nono centenario con un atto nella chiesa di Santa Maria e un simposio internazionale organizzato dall’Università di Barcellona (UB) sui dipinti murali di questi templi, conosciuti in tutto il mondo e allo stesso tempo ancora avvolti nel mistero.
Il programma dell’Anno Taüll prevede azioni di prevenzione, restauro e conservazione, «ma anche di musealizzazione, divulgazione e interpretazione per offrire nuove prospettive ed ampliare la comprensione di questo patrimonio» puntualizza Sònia Hernández, direttrice dei Beni Culturali della Generalitat. Una delle iniziative principali è il restauro del campanile di Sant Climent e il recupero della policromia architettonica romanica, che si intuisce dalle eccezionali vestigia dell’intonaco bianco originale e di alcune decorazioni geometriche rosse. Questo lavoro si traduce anche in un videomapping che riguarda due lati del campanile e permette di immaginare l’esterno originale della chiesa. Questa proposta si somma al videomapping degli interni e dell’abside di Sant Climent, che compie dieci anni e consente di apprezzare nel luogo originale le pitture che si conservano ed espongono nel Mnac.
A proposito del videomapping la ricercatrice Milagros Guardia, un’autorità nello studio della pittura murale romanica ispanica, lamenta in una polemica intervista a Maria Palau, nel quotidiano catalano «El Punt-Avui», che la proiezione è molto suggestiva ma poco didattica perché «quando finisce, la gente se ne va ammirata e nessuno si ferma a guardare i dipinti originali». «La tecnologia avanza a una velocità incredibile e presto sarà obsoleta, la chiave sta nello spiegare bene la storia e la situazione attuale. È un peccato che i dipinti non siano ben spiegati né nelle chiese né nel Mnac. Il museo non avvisa da nessuna parte che ci sono altri dipinti originali nelle chiese della Vall de Boí» continua la studiosa, che lamenta anche la vendita e frammentazione delle opere strappate un secolo fa da Franco Steffanoni, che definisce «un ubriacone».
I visitatori potranno seguire in situ le azioni di conservazione preventiva e curativa che si stanno realizzando anche all’interno della chiesa di Sant Climent. I lavori si sommano al restauro del frammento di pittura denominato «Bagno di Gesù», che sarà reintegrato nella chiesa di Santa Maria e di due lipsanoteche di pietra del XII secolo, che provengono dall’altare di Sant Climent.
Nell’ambito della museografia e delle risorse interpretative, le azioni si concentrano sul progetto «Gli occhi della Storia. Uno sguardo immersivo al patrimonio catalano» che coinvolge 5 complessi monumentali catalani e comprende esperienze di realtà aumentata in movimento, risorse didattiche interattive, la creazione dell’Archivio Taüll (un archivio online aperto) e nel campo della ricerca, azioni legate all’uso dell’intelligenza artificiale.
«La commemorazione è un’ottima occasione sia per rinnovare l’interesse per questo complesso architettonico e artistico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 2000, sia per dare impulso alla sua diffusione e a nuove ricerche» conclude l’archeologo e storico dell’arte Eduard Riu-Barrera, curatore dell’Anno Taüll. Il programma completo è disponibile sul sito.
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