Andrea Merlotti
Leggi i suoi articoliIl 24 e il 25 marzo si è tenuta a Versailles la XX assemblea dell’Association des Résidences Royales Européennes (Arre), che riunisce una trentina d’istituzioni cui sono legate oltre cento fra regge e residenze di tredici Paesi europei. L’ultima assemblea si era svolta nel giugno 2019 al Palais Princier de Monaco, alla presenza del principe Alberto. La pandemia aveva poi costretto ad annullare quelle del 2020 e del 2021. Era così stata rinviata anche la celebrazione del ventennale dell’associazione.
Va detto, peraltro, che la sua storia, in realtà, è più antica. Come ha ricordato, infatti, in occasione di una riunione a Versailles nel 2014 su Résidences royales et recherche, Béatrix Saule (allora direttrice di Versailles e segretaria generale dell’Arre), l’associazione affonda le proprie radici nei lavori preparatori alla grande mostra «Versailles et les tables royales en Europe», tenutasi a Versailles fra 1993 e 1994.
Diversi rappresentanti delle residenze europee avevano iniziato allora a incontrarsi regolarmente per confrontarsi sulle reciproche storie, cogliendo subito come esse potessero esser ricostruite solo leggendole in parallelo. Tali incontri costituirono l’occasione per dar vita a una rete informale, i cui lavori si estesero presto dal terreno storico a quello gestionale.
Quando nel 1995 divenne presidente di Versailles, Hubert Astier diede via via più forza a tale «réseau», trasformandolo nel 2001 in un’istituzione e dando così vita all’Arre, come ancor oggi si configura. In Italia le prime regge a collaborare furono quelle sabaude (Torino e Venaria) e quelle borboniche (Napoli e Caserta), espressione delle due principali regalità della Penisola.
In anni recenti si sono aggiunte prima Monza, poi Miramare e ora Milano. L’ammissione del Palazzo Reale lombardo è stata votata in quest’ultima assemblea, preparandone l’ingresso ufficiale in occasione dell’incontro del prossimo anno, a Het Loo, in Olanda. Oltre ad ammettere nuovi soci, l’assemblea ha dovuto assumere diverse decisioni legate all’attualità politica. La più rilevante è stata certo quella, in linea con i Governi dall’Unione europea, di sospendere la partecipazione delle regge russe.
Spazi del potere per secoli (alcune ancora oggi), le regge dell’Arre rappresentano certamente una delle più evidenti identità culturali europee. Una parte importante della cultura e dell’arte del nostro continente nacque, infatti, al loro interno, per opera dei sovrani che vi regnarono e degli artisti e intellettuali che vi operarono.
In un’Europa che sta lavorando da anni alla propria costruzione come unità politica e culturale, esse costituiscono, quindi, un patrimonio inestimabile. Ciò aiuta a capire perché l’Arre abbia sviluppato rapporti sempre più stretti con le istituzioni comunitarie: una delle linee principali dell’azione di Catherine Pégard, presidente di Versailles e dell’Arre dal 2011. Non a caso, l’assemblea di Versailles è stata inserita fra le attività della presidenza francese dell’Ue e si è svolta sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo.
Nella costruzione della nuova Europa, insomma, le regge intendono fare la loro parte. E chissà che qualcuno non ripensi alla proposta, avanzata da Astier nel 1997, di realizzare un «musée de la civilisation des cours européennes». Come si potrebbe, in fondo, mostrare meglio il ruolo di regge e residenze nella civiltà europea?
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