Maria Grazia Bernardini
Leggi i suoi articoliLa monografia di Antonio Raggi pubblicata da Jacopo Curzietti per la casa editrice Aracne (promossa dal Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma e inserita nella collana «Immagine di Roma. Studi e memorie») è un lavoro magistrale: sulla base di una poderosa mole di dati archivistici e con una approfondita analisi stilistica, Curzietti ha delineato con grande rigore la vita e l’arte di Antonio Raggi (1624-86), allargando la sua ricerca all’ambiente lombardo da dove proveniva l’artista e ad altri scultori che con lui lavoravano, offrendo così un esaustivo ed interessantissimo panorama dell’arte scultorea della seconda metà del Seicento a Roma.
Antonio Raggi è stato uno dei più importanti scultori di quel periodo, accanto a Ercole Ferrata, Domenico Guidi e Melchiorre Caffà, ed espletò la sua attività soprattutto come aiuto di Giovan Lorenzo Bernini. Nato a Vico Morcote (nel Canton Ticino, presso Lugano) nel 1624 e giunto a Roma nel 1635, dopo un primo apprendistato presso Alessandro Algardi, Raggi entrò nell’orbita di Giovan Lorenzo Bernini fin dal 1647, e collaborò con il maestro fino al 1670 ca, quando partecipò all'ornamentazione di Ponte Sant’Angelo con l’«Angelo con la Colonna».
Definito dal maestro «giovine di buonissimo talento», Raggi ricevette da Bernini incarichi prestigiosi e svolse spesso nei grandi cantieri avviati sotto la sua direzione il ruolo principale, come ad esempio nella decorazione della navata della chiesa di Santa Maria del Popolo, nella decorazione della cupola della chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, nella Cappella Alaleona della chiesa dei Ss. Domenico e Sisto per la quale eseguì il gruppo del «Noli me tangere».
Dal 1662 intraprese una intensa attività autonoma, ricevendo incarichi importanti tra i quali la pala d’altare raffigurante la «Morte di Santa Cecilia» (1662-66) per la chiesa di Sant’Agnese in Agone, il «Battesimo di Cristo» per San Giovanni dei Fiorentini (1665-69) e la Cappella Ginetti per Sant’Andrea della Valle (1673-77).
La collaborazione con Bernini se da una parte offrì ad Antonio Raggi considerevoli occasioni di lavoro, dall’altra gli impedì probabilmente di trovare un suo coerente e omogeneo linguaggio, costretto a trovare una mediazione tra l’arte possente e esuberante del maestro e la sua personale vena caratterizzata da un fare aggraziato ed elegante, che sarà il suo costante segno distintivo.
Antonio Raggi, scultore ticinese nella Roma barocca
di Jacopo Curzietti (Immagine di Roma. Studi e memorie, 1), Aracne Editore, Roma 2021
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