Una delle sale della mostra «L’arte di viaggiare. L’Italia e il Grand Tour»

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Una delle sale della mostra «L’arte di viaggiare. L’Italia e il Grand Tour»

Quando in Italia c’era il grandtourist

Nel Museo Lia a La Spezia il fenomeno del Grand Tour attraverso una cinquantina di opere tra dipinti, sculture e oggetti vari

Nel Museo Civico Amedeo Lia a La Spezia prosegue fino al 27 ottobre la mostra «L’arte di viaggiare. L’Italia e il Grand Tour», a cura di Andrea Marmori con il contributo di Barbara Viale e l’allestimento di Emanuele Martera. Comparso per la prima volta in Voyage of Italy: the Grand Tour of France and the Giro of Italy del canonico inglese Richard Lassels, edito nel 1670, il termine Grand Tour, si riferiva all’esperienza che i giovani esponenti delle famiglie aristocratiche, soprattutto inglesi, intraprendevano tra Sette e Ottocento al fine di perfezionare la propria formazione.

 Viaggio alla scoperta dell’Europa e della penisola italiana, il fenomeno del Grand Tour viene esplorato in mostra attraverso una cinquantina di opere tra dipinti, sculture e oggetti, coinvolgendo tutto lo spazio museale. Concepita intorno a un nucleo di tele della collezione del museo, collegate direttamente o di riflesso al tema del Grand Tour, in dialogo con opere in prestito provenienti da tutta Italia, fra cui la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, i Musei Civici di Padova, il Museo di Roma e la Collezione d’Arte della Fondazione Cariplo, la rassegna ripercorre le tappe che il «grandtourist» aveva modo di visitare durante il suo lungo viaggio in Italia.

 Roma, Venezia, Firenze, Napoli sono le quattro città intorno alle quali si snoda il percorso attraverso un allestimento inedito e immersivo. Prendendo avvio dalla sezione dei dipinti settecenteschi, importanti episodi figurativi che illustrano due delle soste irrinunciabili per i viaggiatori del XVIII secolo (Roma e Venezia), la mostra evidenzia come tali dipinti, spesso raffiguranti improbabili panorami in cui sono concentrati monumenti fra loro geograficamente distanti ma riuniti per la delizia del committente, costituiscano un puntuale riflesso del gusto e della sensibilità dell’epoca. Meta consueta per il viaggiatore del Grand Tour, in particolar modo a partire dalla fine del XVIII secolo, Napoli e il suo golfo costituirono un’incessante fonte di ispirazione per artisti e pittori di vedute; inoltre l’interesse suscitato dalla scoperta del siti archeologici di Pompei ed Ercolano, accessibili rispettivamente a partire dal 1738 e 1748, raggiunse una risonanza mondiale a partire dai primi anni dell’Ottocento, attraendo numerosi vedutisti tra cui Vincenzo Loria, che realizzò il cospicuo nucleo di acquerelli a tema pompeiano di proprietà dei Musei Civici della Spezia ed esposti in mostra.

 Accanto a questa sezione principale, trova luogo un percorso che illustra la scoperta e il crescente interesse turistico che si sviluppò nel corso dell’Ottocento per il Golfo della Spezia e per la Riviera con il suo immediato entroterra. Molti furono infatti gli artisti europei che come William Turner, di cui è esposto in mostra un acquarello raffigurante un tratto di costa spezzina, soggiornarono in Liguria venendone ispirati dai suoi panorami.

Margherita Fochessati, 07 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

Quando in Italia c’era il grandtourist | Margherita Fochessati

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