Maurizio Di Fazio
Leggi i suoi articoliIl volume di Marco Ventoruzzo si configura come un viaggio tra botteghe e gallerie, committenti e periti, critici e tribunali. Alla scoperta, nel suo divenire storico, di un rapporto misconosciuto: quello tra il diritto e le arti figurative.
L’episodio eponimo è il seguente: nel 1963 Liz Taylor acquistava all’asta un quadro di Vincent van Gogh appartenuto a una collezionista tedesca. Ma negli anni ’90 gli eredi di quest’ultima si fecero vivi, reclamando il quadro sulla scorta della sua illegittima confisca da parte del regime hitleriano. La Corte diede ragione alla Cleopatra cinematografica, nota per il suo temperamento suscettibile e capriccioso (tanto più all’idea di una possibile confisca del suo quadro).
Di parabole così il mondo dell’arte è pieno e Ventoruzzo, che insegna Diritto commerciale alla Bocconi, ne passa in rassegna diverse, narrando lepidamente aneddoti e retroscena. Ecco le vicende vertiginose di falsari come Han van Meegeren (il cui Vermeer autoprodotto finì nella collezione del gerarca nazista Hermann Göring) e l’ineffabile Mark Landis che, travestendosi da prete, inondò delle sue copie musei americani inconsapevoli. Ecco i furti romanzeschi della Gioconda e del Ritratto del Duca di Wellington di Goya. Le eterodossie di Duchamp e Brâncuṣi.
Nel libro, leggiamo dei motivi per cui i due titani delle aste Sotheby’s e Christie’s si sono giocati un patrimonio nientemeno che a morra cinese. Le analogie tra la finanza e il mercato dell’arte sono inoppugnabili. Il solo mercato nero è stimato oltre 6 miliardi di euro l’anno. Secoli di trucchi e inganni e i rimedi giurisprudenziali per combatterli. Scrive l’autore: «È molto più pericoloso per la libertà quando il diritto vuole dire la propria sul lavoro degli artisti, che quando è l’arte a criticare legislatori, giudici e avvocati».
Il van Gogh di Liz Taylor. Falsi, furti e potere: le regole del mercato dell’arte
di Marco Ventoruzzo, 164 pp., ill., Egea, Milano 2024, € 18
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