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Restauratori al lavoro nel laboratorio di restauro di Triennale Milano

Foto cortesia di Triennale Milano

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Restauratori al lavoro nel laboratorio di restauro di Triennale Milano

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Qualifica di restauratore: ora finalmente ci sono le prove di idoneità

Intervista all’avvocato Pietro Celli che ha seguito la procedura presentando il ricorso che ha sbloccato la situazione di stallo, durata otto anni

Simona Sajeva

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Il 14 giugno è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica il bando per lo svolgimento delle prove di idoneità (con valore di esame di stato abilitante) finalizzate all’acquisizione della qualifica di restauratore di Beni culturali. A distanza di pochi giorni il Ministero della Cultura ha provveduto a pubblicare le prime Faq di chiarimento. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Pietro Celli, che ha seguito la procedura presentando il ricorso che ha sbloccato la situazione di stallo, durata otto anni.

 

Avvocato Celli, in parole semplici, proviamo a vedere I punti che maggiormente interessano I professionisti, sia collaboratori, che restauratori. Le prove indicate sono due, chi possiede i requisiti per candidarsi a entrambe potrà scegliere a quale delle due partecipare?
Sì perché si tratta di due prove distinte. Chi ha acquisito nel 2016 la qualifica di collaboratore restauratore in esito alla procedura indetta nel 2014 potrà partecipare alla prova teorica, ma potrà eventualmente optare per la prova pratica o presentare domanda per entrambe qualora abbia anche svolto un percorso di studi della durata complessiva di almeno cinque anni e abbia conseguito i relativi titoli entro i termini previsti dalla legge. In questo caso, il candidato potrà acquisire la qualifica per ben quattro settori di competenza se riuscirà a superare entrambe le prove.

I quesiti della prova teorica saranno incentrati su tematiche di carattere generale attinenti ai settori di cui all’allegato B del bando anziché su tematiche specifiche attinenti ai diversi settori di competenza, come avviene per la prova tecnica. Qual è il motivo di questa differenziazione? Bisogna guardare alle finalità delle due prove. La prova teorica è finalizzata a verificare che il candidato, che si presume operi già nel settore del restauro essendo in possesso della qualifica di collaboratore restauratore, abbia le conoscenze di base nelle varie materie che afferiscono al settore del restauro, come chimica, fisica, storia dell’arte, legislazione dei beni culturali e via dicendo. Di qui la scelta di predisporre i relativi quesiti su tematiche di carattere generale. La prova tecnica è invece finalizzata a verificare che il candidato, che potrebbe avere conoscenze soltanto teoriche e non aver mai operato nel settore del restauro, sia in possesso di capacità anche pratiche ovvero delle necessarie competenze tecniche per progettare ed eseguire correttamente gli interventi conservativi, il che non può essere verificato in termini generali ma con riferimento ai settori di competenza prescelti.

Con ciò si giustifica anche il fatto che per acquisire due settori attraverso la prova tecnica si dovranno risolvere due quesiti complessi anziché uno, a differenza dei partecipanti alla prova teorica che potranno acquisire la qualifica per due settori superando l’unico test a risposta multipla?
La prova teorica è riservata ai collaboratori restauratori, cioè a professionisti che fino a oggi sono stati liberi di operare in qualunque settore, per cui è sufficiente che costoro dimostrino di possedere conoscenze anche teoriche per l’acquisizione della qualifica di restauratore, che sarà riconosciuta per un massimo di due settori, il che rappresenta già un limite importante. Del resto, poiché la prova teorica sarà unica, non differenziata per settori di competenza, almeno così sembra, e non ripetibile, non si può pensare di sottoporre il candidato per due volte alla stessa identica prova; allo stesso modo, non si può pensare di privare i partecipanti alla prova teorica della possibilità di indicare anch’essi fino a un massimo di due settori di competenza. Non dimentichiamo che in base alla normativa vigente i nuovi restauratori si formano oggi attraverso specifici percorsi formativi professionalizzanti, che sono in tutto sei e che raggruppano ciascuno due settori di competenza tra quelli previsti dal Codice dei beni culturali. La scelta del limite dei due settori si giustifica dunque per questo motivo. 

I soggetti interessati a partecipare alla prova teorica dovranno prepararsi su tutte le materie indicate nell’allegato B del bando?
Direi di no. I quesiti saranno proposti su tematiche di carattere generale per cui si possono già escludere tutte le materie specialistiche riconducibili ai vari settori di competenza, per lo più indicate tra i settori artistico-disciplinari dell'allegato B. Le materie che l’aspirante restauratore deve dimostrare di conoscere possono essere raggruppate in tre ambiti: l’ambito delle materie tecnico-scientifiche, come fisica, chimica, biologia, tecnologia dei materiali, tecniche del restauro; l’ambito delle materie storico-artistiche, come storia, storia dell’arte, teoria e storia del restauro; l’ambito delle materie giuridiche, come legislazione dei beni culturali, diritto amministrativo, diritto pubblico. Naturalmente non si tratta di un elenco esaustivo e il consiglio è di arrivare alle prove ben preparati. 

Con i suoi ricorsi è riuscito a sbloccare una situazione ferma da anni. Ora che il bando è stato pubblicato crede che ci saranno ulteriori ritardi? 
Non dovranno esserci più ritardi, non saranno tollerati. Gli interessati hanno atteso otto lunghi anni, subendo in molti casi un pregiudizio anche economico, per cui è importante che i due Ministeri rispettino la tempistica indicata nel regolamento e nel bando. Pubblicati gli elenchi degli ammessi alle prove occorrerà provvedere tempestivamente alla fissazione delle date e delle sedi, per cui mi aspetto che ciò avvenga entro la fine dell’anno.

Simona Sajeva, 25 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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