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Ritratto di Joseph Spence» (1699-1768), di Rosalba Carriera, passato nel 2023 in un’asta di Sotheby’s

Cortesia di Sotheby's

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Ritratto di Joseph Spence» (1699-1768), di Rosalba Carriera, passato nel 2023 in un’asta di Sotheby’s

Cortesia di Sotheby's

Protagonisti del mercato: Rosalba Carriera

Pastellista del Settecento di ritratti «fatti col fumo», artista di strabiliante successo, conquistò l’Europa. Poi conobbe un periodo di indifferenza. Ora i suoi valori sono in forte crescita, anche se forse non abbastanza

Antonio Pepe

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Sembrano fiorire sotto il sole di questi anni climaticamente instabili molte artiste donne rimaste nell’ombra per secoli. Alcune riemergono più vive che mai, finora tenute sott’acqua dal gravoso peso di una storiografia fossilizzata. Le altre, meno capaci, vengono ora a galla per l’azione vorticosa di una moda in corso. Poi, magari, si incaglieranno nel fondale. Fa parte della prima schiera, delle virtuose non ancora pienamente riscattate, Rosalba Carriera (1673-1757) che ha ripreso, dopo anni di apnea, a sfondare il muro dei 200mila euro con il «Ritratto di Joseph Spence» battuto a gennaio dello scorso anno, contro una stima di 36-55mila, e quello dei 100mila con il «Ritratto di giovane donna con gli orecchini di perle» nel primo mese di quest’anno (entrambi da Sotheby’s, New York). Un’artista, nata e cresciuta sulle acque di Venezia, che già in vita cavalcava vittoriosa l’onda del successo internazionale (fu perfino ammessa all’Académie Royale de Peinture di Parigi) per la capacità di ritrarre su carta con la stessa leggerezza della spuma marina. Il genere che ha suggellato la fama di Rosalba Carriera è infatti quello del pastello. Così ben armeggiato per catturare «con forza impareggiabile la svaporata delicatezza dell’epoca» da far innamorare persino Roberto Longhi che la affiancava ai più grandi colleghi francesi: capace quanto Watteau, solenne come Chardin. Pratica nella letteratura e nella musica, abile nel francese, di buone maniere, ma artista «senza scuola», quindi fatta da sé, disegnando pizzi e merletti in compagnia della madre, Alba Foresti, dedita al ricamo. 
Questo lento recupero sembra destinato a subire una rapida accelerazione. All’origine c’è stato un libro del 1988 pubblicato da Umberto Allemandi. In quella data, prevenendo ogni moda, Bernardina Sani dava alla luce un’imponente monografia nel tentativo di tirare fuori Rosalba Carriera dai paludosi «ghetti femminili della pittura delle donne e delle donne nella pittura». 

Longhi, si diceva, ma tra i suoi estimatori anche l’abate Luigi Lanzi, il collezionista Pierre-Jean Mariette, il re Augusto III di Polonia, l’imperatrice Amalia d’Austria, Luigi XV, Lord Boyne. Accademie, dizionari e giornali ne tessevano le lodi. Insomma, in tutto e per tutto una vera e propria star che oggi troveremmo sui rotocalchi. Alla luce degli onori, i traguardi raggiunti in asta sono davvero degni di nota? Ebbene, sì. Al contrario di ogni aspettativa, anche a fronte di stime quasi sempre caute, orientate sotto i 100mila euro, l’exploit non è ancora la norma. 

Che il problema possa risiedere nella tecnica del pastello o nelle pompose arie settecentesche degli effigiati non sembra una saggia deduzione. Chi avrebbe il coraggio di ripeterlo di fronte ai recenti 2milioni raggiunti da un pastello di Élisabeth Vigée Le Brun? Piuttosto può intimorire il notevole numero di derivazioni a piede libero: era copiatissima già in vita. 

Ma un’opera della Carriera ben acquistata può trasformarsi, nelle giuste mani, nel più sveglio degli sleepers. Al pari di tutte le star, l’apice del successo, ovunque riconosciuto, sembra averlo raggiunto fuori dal paese natale: nel cuore dei francesi e nelle tasche degli inglesi. In Francia ci andò trascinando con sé la famiglia, nella primavera del 1720, ospite del banchiere, conoscitore e collezionista Pierre Crozat: padrone di casa di uno dei salotti più in voga di tutta Parigi. C’è chi vorrebbe riconoscerlo nel «Ritratto di gentiluomo», passato in asta nel 2001 per un equivalente di 140mila euro (Piasa, Parigi) e tornato alla ribalta lo scorso anno con la notizia dell’acquisto da parte del Wadsworth Atheneum di Hartford dopo lunghe trattative con l’affezionato proprietario. Un capolavoro che per qualità merita di aver moltiplicato la cifra di partenza e, per singolarità, degno persino di superare la coppia di ritratti di Gustavus Hamilton, venduti all’incanto nel 2002 e nel 2008 rispettivamente a 705mila e 531mila euro (diritti inclusi; in ordine Sotheby’s, New York e Christie’s, Londra). Un dato ancora più significativo in virtù dei tentativi di identificazione non ancora acclarati (Bernardina Sani lo esibiva in copertina come «Ritratto di Louis-Armand De Bourbon Conti») che dimostrano una richiesta unicamente indirizzata alle qualità dell’artista e non all’effigiato, rimasto uno sconosciuto, elegantissimo, «Gentleman». 

Oltre ai capisaldi noti, il segnale di un crescente interesse è nascosto nelle bave del mercato. Qualche mese fa un «Ritratto di Barbara Campanini» attribuitole in asta a una stima di 7-8mila euro (Il Ponte, Milano) ha spinto il martello fino a 40mila. Evidentemente l’acquirente sperava di portarsi a casa una replica autografa dell’eccezionale versione conservata alla Gemäldegalerie di Dresda e non una copia banale. Stride infatti una sodezza tutta estranea a Rosalba Carriera per la quale vale la regola generale: non è buona se nel tentativo di acciuffarla non si dissolve tra le dita, i suoi ritratti sono «fatti col fumo». Un acquisto simile, legato più al suono del nome che all’appetito dell’occhio, funziona bene da segnalatore di un trend in crescita. 

Dall’Inghilterra arrivavano i grand tourist, suoi più affezionati acquirenti di miniature, formato prêt-à-porter adatto alla valigia. Rosalba Carriera è considerata tra le primissime sperimentatrici moderne (c’è chi dice la prima in assoluto) a cimentarsi nella ritrattistica su supporto eburneo. Per questa produzione «minore» la partecipazione sembra aumentare nel moltiplicarsi di studi e mostre attente all’argomento, anche se rimane in qualche modo subordinata a quella più riconoscibile del pastello. Ogni genere fa un po’ mercato a sé. Allora quanto vale la miniatura di una pastellista? La risposta la scriverà il tempo, ma se dovessi puntare lo farei al rialzo, almeno per i masterpiece. Prima di raccoglierne i frutti bisognerà ovviamente aspettare che si fissi un’asticella nelle vertiginose fluttuazioni tra le nauseabonde discese (prezzi sotto i 10mila euro) e le spettacolari salite (98mila euro, tasse incluse, per il piccolo «Ritratto di ragazza con flauto», stimato appena 6-8mila nel giugno del 2018 da Sotheby’s, Londra).

Antonio Pepe, 08 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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