Uno still dal video «Wolf Lights, The Shape, the Scent, The Feel of Things» (2005) di Joan Jonas

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Uno still dal video «Wolf Lights, The Shape, the Scent, The Feel of Things» (2005) di Joan Jonas

Profeta Jonas

Alla Tate Modern un'ampia retrospettiva dell'ottuagenaria artista statunitense

Dal 14 marzo al 5 agosto Joan Jonas è protagonista di una vasta retrospettiva alla Tate Modern. L’ottantenne artista statunitense è contemporaneamente al centro dell’annuale mostra di Live Art della Tate e di un programma di proiezioni nel cinema del museo. «Nessun altro artista meglio di Joan Jonas ha incarnato la coesistenza di performance, video, disegni e installazioni. Questo è anche il motivo per cui la sua pratica è ancora molto influente oggi», spiega Andrea Lissoni, uno dei curatori della mostra.

La rassegna parte con uno sguardo sul mondo privato della Jonas con più di trenta oggetti personali che l’hanno ispirata, come maschere e cristalli, concessi in prestito dallo studio dell’artista di Manhattan, dove vive fin dai primi anni Settanta. Le sale successive propongono venti opere allestite tematicamente e realizzate in cinquant’anni di carriera; tra queste, il video «Organic Honey’s Visual Telepathy» (1972), dedicato all’identità e alla sessualità femminili, e «The Juniper Tree» (1976-94), un’installazione che racconta una favola dei fratelli Grimm (Il ginepro, Ndr).

«Ten Days, Six Nights» (16-25 marzo), la mostra live nello spazio Tank della Tate Modern sponsorizzata da Bmw, comprende sculture e installazioni, oltre a performance dell’artista stessa, con l’accompagnamento di colleghi tra cui Jason Moran, Mark Leckey e Jumana Emil Abboud. Nella foto, uno still dal video «Wolf Lights, The Shape, the Scent, The Feel of Things» (2005). 

TATE MODERN


Uno still dal video «Wolf Lights, The Shape, the Scent, The Feel of Things» (2005) di Joan Jonas

Aimee Dawson, 12 marzo 2018 | © Riproduzione riservata

Profeta Jonas | Aimee Dawson

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