Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliIl Mao-Museo d’Arte Orientale di Torino sarà in trasformazione perenne
Ai luoghi pubblici della cultura non afferenti al Ministero della Cultura (MiC) il Pnrr ha destinato complessivamente 300 milioni di euro per l’abbattimento delle barriere fisiche e sensoriali. Il solo Mao, Museo di Arte Orientale (è un museo civico e fa capo alla Fondazione Torino Musei) ha ottenuto fondi per 302mila euro con i quali, spiega il direttore Davide Quadrio, «stiamo sviluppando un complesso progetto che non si limita a temi come disabilità e barriere architettoniche, legati al solo accesso verticale al museo. È un vero e proprio ripensamento di come esso debba essere letto ed esperito in maniera orizzontale. Poiché il Mao è ospitato in un edificio storico, dobbiamo attenerci a una serie di restrizioni architettoniche che devono essere superate in altro modo. Ad esempio, nel riallestimento della zona tibetana, abbiamo deciso di abbassare il livello di alcune opere rispetto alla normale prassi espositiva, in modo tale da renderle visibili con impatto molto più diretto ai bambini o alle persone in carrozzina. Può sembrare banale, ma a cambiare è la percezione del rispetto per i visitatori. Assieme all’Università Statale di Milano abbiamo presentato i risultati del progetto Asba, volto alla promozione del benessere del personale museale (Anxiety, Stress, Brain-Friendly Museum, Approach, il museo alleato del cervello contro ansia e stress). Stiamo poi lavorando a una web app che accompagnerà il visitatore in percorsi completamente customizzati, nel segno dell’accessibilità cognitiva, in particolare nei riguardi di disabilità di udito e di vista. Il nostro scopo è rendere il museo un luogo in cui vivere esperienze specifiche, che possano essere scelte indipendentemente da eventuali difficoltà fisiche e cognitive: uno spazio in cui la trasformazione emotiva ed esperienziale non sarà più legata a un’idea di evento o di mostra. Il Mao sarà un dispositivo in perenne trasformazione».
Galleria Borghese di Roma: una struttura circolare priva di scale accessibile a tutti
La Galleria Borghese, istituto statale autonomo di prima fascia del Ministero della Cultura, ha partecipato al Pnrr presentando progetti su efficientamento energetico e accessibilità culturale. Per quest’ultima, al fine di realizzare percorsi guidati, sono stati stanziati fondi per oltre 1,3 milioni di euro. Per l’implementazione della gestione energetica, si sta invece lavorando al rinnovamento dei serramenti (1,436 milioni di euro), a una nuova tappezzeria e a una nuova illuminazione (per complessivi 2 milioni). «I lavori, dice la direttrice Francesca Cappelletti, non hanno comportato la chiusura del museo, rimasto sempre aperto, con l’esclusione di alcune sale della Pinacoteca, i cui massimi capolavori, 50 dipinti, sono stati temporaneamente esposti, fino al mese di luglio, a Palazzo Barberini. Mentre gli interventi per l’efficientamento energetico e l’accessibilità cognitiva sono a buon punto, un altro impegnativo piano di lavoro, cui ci rivolgeremo, sarà quello dedicato ai depositi, che renderemo completamente visitabili. Sinora aperti solo su prenotazione, i nostri depositi sono al terzo piano, dove si trovano anche gli uffici. Questo spazio, in un cantiere che sarà l’ultimo a essere attivato, verrà interamente rinnovato. È un progetto che ha richiesto moltissimo tempo per la sua fase di elaborazione. L’idea è quella di realizzare una struttura circolare, priva di scale, completamente accessibile a tutti, mantenendo l’allestimento delle opere su più livelli. Tutto questo nel pieno rispetto degli spazi e della storia dell’edificio».
Galleria Nazionale delle Marche di Urbino con circa 6 milioni
«Per il Palazzo Ducale di Urbino, sede della Galleria Nazionale delle Marche, dice il direttore Luigi Gallo, abbiamo consegnato diversi progetti, sia per l’abbattimento barriere fisiche e cognitive, che per l’efficientamento energetico, ottenendo circa 6 milioni di euro complessivi. Il primo lotto si è concluso in aprile, il secondo in maggio, mentre l’intero processo sarà terminato entro il primo semestre 2026. Il Pnrr ci ha consentito di lavorare sulla struttura e sull’impiantistica, ma è stato anche l’occasione per occuparci della valorizzazione della collezione, presentando al pubblico un nuovo allestimento. Senza dimenticare i restauri, realizzati anche con fondi dal nostro bilancio. Siamo intervenuti sulle superfici lapidee del palazzo e sul trattamento in anossia di tutte le opere su tavole lignee. Il secondo lotto ha riguardato il cortile d’onore e il grande scalone monumentale, con il rifacimento dell’impianto elettrico e illuminotecnico, e con il nuovo allestimento delle “Formelle dell’arte della guerra”, commissionate da Federico da Montefeltro, che tornano ora a essere esposte. Ogni volta che completiamo un lotto offriamo anche contenuti di ricerca. Sul fronte delle barriere cognitive, abbiamo realizzato il nuovo sito web, che stiamo arricchendo di contenuti per persone ipovedenti o con problemi di fonia. I materiali online saranno tutti scaricabili gratuitamente, compresa l’audioguida, che offre la possibilità di ascoltare le didascalie, per una reale accessibilità al patrimonio».
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello: ci vorrebbe un ascensore
La Fondazione Burri, per la sua sede in Palazzo Albizzini a Città di Castello, ha ricevuto, fra i luoghi della cultura privati, oltre 196mila euro per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive. Dice il suo presidente Bruno Corà: «Abbiamo aumentato già da tempo, ma ancora più grazie a questo progetto, il numero dei visitatori. Dal centenario della nascita di Burri nel 2015, abbiamo portato avanti attività di miglioramento della fruizione, ad esempio con strumenti multimediali. Esiste tutto un mondo, legato al disagio cognitivo e fisico, che finora è stato penalizzato e che adesso, attraverso questi interventi, riceverà la giusta attenzione. È stato realizzato un sistema di audioguide, ad esempio, appositamente pensate per non vedenti e ipovedenti che vengono attivate in automatico, di sala in sala». La Fondazione ha potuto fare tesoro dell’esperienza della mostra «La luce del Nero», tenuta nel 2022 presso gli ex Essiccatoi del Tabacco, che proponeva l’esperienza percettiva delle opere di Burri al pubblico sia dei vedenti che dei non vedenti. Ora 12 modelli tiflodidattici mimetici, che riproducono in scala Cellotex e Sacchi dell’artista, sono esposti nel Palazzo, dando la possibilità attraverso il tatto di sentire e comprendere la materia di cui sono composti. Per le barriere architettoniche, nel quattrocentesco Palazzo Albizzini vige un vincolo monumentale, e finora è stato possibile eliminare solo quelle presenti al pianoterra, con due pedane mobili. «Per l’accesso ai piani superiori, sarebbe necessaria la costruzione di un ascensore, intervento che richiede fondi ben superiori e il benestare da parte della Soprintendenza», spiega Corà.
Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria: più respiro all’allestimento
«Più che accessibili e inclusivi, vogliamo essere plurali», dice Fabrizio Sudano, direttore del museo. Un obiettivo, quello del potenziamento dell’accessibilità sensopercettiva, culturale e cognitiva, per il quale i fondi stanziati ammontano a oltre 880mila euro, più altri 35mila per l’eliminazione delle barriere architettoniche. «Prima di progettare l’accessibilità, continua Sudano, abbiamo avuto costanti interlocuzioni con realtà quali associazioni di sordi, non vedenti, persone con autismo o malati di Alzheimer. Abbiamo somministrato loro questionari e, partendo dalle loro risposte, elaborato il P.E.B.A. (Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche). Ci stiamo concentrando, ad esempio, sul “wayfinding”, il processo di accertamento della propria posizione in un ambiente, che per molti è complesso. Ci sono proposte migliorative sia a livello di allestimento che di testi, pannelli e didascalie. Lavoriamo piano per piano (sono quattro in tutto), per cercare di ridefinire gli spazi. Nell’esposizione, andremo anche per sottrazione, dando più respiro all’allestimento. Per l’efficientamento energetico, con 755mila euro saranno sostituiti tutti i corpi illuminanti. Per operare sui depositi abbiamo chiesto altri finanziamenti. Il museo, riaperto nel 2016, è giovane ma nasce da un progetto datato, e andrebbe ripensato completamente. Vorremmo rendere fruibili al pubblico le opere nei depositi, magari con uno spazio nel piano delle mostre, dove esporre a rotazione i materiali. Ci piace pensare a pubblici diversi proprio perché, non dimentichiamolo, siamo tutti uguali».
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