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Marc Chagall, «Le nu au cirque», 1980 ca (particolare)

© Galerie Larock-Granoff

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Marc Chagall, «Le nu au cirque», 1980 ca (particolare)

© Galerie Larock-Granoff

Piccolo e selezionato: è il Salon du Dessin

Sono solo 39 le gallerie partecipanti alla 33ma edizione della fiera parigina, che quest’anno torna al Palais Brongniart, ma di grande qualità e suddivise equamente tra francesi e internazionali

Davide Landoni

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Leggero e prezioso come il medium che predilige, il Salon du Dessin torna al Palais Brongniart di Parigi dal 26 al 31 marzo in una forma snella e fruibile, con 39 espositori selezionatissimi. Qualità prima di quantità all’ordine del giorno della fiera più importante al mondo interamente dedicata all’arte del disegno. Declinato nella sua accezione più varia: sia in termini d’epoca (antico, moderno e contemporaneo), che formale (studio preparatorio, bozza, lavoro finito). 

Genere ampio e sempiterno, alla stregua forse della sola pittura, ma ancora più accessibile e versatile, il disegno viene qui proposto, per la 33ma edizione della fiera, da un gruppo equamente distribuito di gallerie francesi (20) e internazionali (19). Tra queste, sono diverse le debuttanti: le londinesi Stern Pissarro e James Butterwick, la galleria d’arte contemporanea Michael Werner, Galleria d’Arte Maggiore, specializzata in arte italiana del XX secolo, la francese Larock-Granoff, la galleria di Monaco Florian Sundheimer, la galleria d’arte antica francese F. Baulme Fine Arts e l’emergente Sabrier & Paunet. Non mancano alcuni ritorni di spessore, come le newyorkesi Claude Bernard, Galerie des Modernes e Christopher Bishop, o Ronny Van de Velde da Anversa. 

Dando un occhio alle anticipazioni, in fatto di opere presenti, sono diversi i nomi che accendono l’interesse. C’è quello del Parmigianino, presentato da Galerie Terrades, con lo «Studio di un pastore seduto»; Marc Chagall, da Galerie Larock-Granoff, con «Nude at the circus»; Delacroix, da Galerie Eric Coatalem, con una «Tigre» che si muove su una sorta di pentagramma; Sol LeWitt con «Irregular Grid» da Zeit Contemporary Art; Sean Scully da Galerie Berès con «Cut Ground». 

Quasi senza stacco, miscelando aspetto commerciale e espositivo, il Salon du Dessin ospita due prestigiose mostre nei suoi spazi. La prima è quella del Musée des Beaux-Arts di Reims, che in attesa si concluda il rinnovamento del suo spazio (nel 2026), porta in scena a Parigi 46 disegni della sua collezione. Tra questi, tredici incredibili ritratti di Lucas Cranach il Giovane. «The artist at work» è invece il tema al centro dell’esposizione della Tavolozza Foundation. Del resto, la collezione avviata da Katrin Bellinger nel 2001 è interamente composta da opere dedicate al tema, per l’occasione declinato ovviamente nella forma disegno. A questa si aggiunge l’esposizione dei tre finalisti del Contemporary Drawing Prize, promosso dalla Daniel & Florence Guerlain Foundation fin dal 2010. Protagonisti l’irlandese Alice Maher (1956), la belga Gideon Kiefer (1970) e l’italiano Ettore Tripodi (1985), con il vincitore che sarà annunciato il 27 marzo

Come il colore che si allarga in un acquerello, la fiera si espande poi a tutto il contesto cittadino. Si rinnova per il venticinquesimo anno la Drawing week, il programma di eventi collaterali che coinvolgono circa 20 istituzioni parigine tra mostre e appuntamenti di approfondimento, dall’Orsay al Louvre, dal Petit Palais al Carnavalet. Se facciamo attenzione possiamo già sentirlo: un frusciare di carta si sta prendendo la Ville Lumière. 

Davide Landoni, 24 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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Piccolo e selezionato: è il Salon du Dessin | Davide Landoni

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